Un anno di PsyPolitics (2021)

di Federico Soldani – 6 Ottobre 2021

“L’analisi delle forme di follia sarà molto più importante di quella dei conti nazionali, e la fantascienza sarà più utile dei libri di testo di economia”

Jacques Attali – L’economia della vita, 2020

Nel giugno 2020 il blog PsyPolitics pubblicava il primo articolo, una prima assoluta in italiano: la traduzione di un articolo dal giornale di college Yale Daily News del 29 Febbraio 1972 riguardo al ruolo che il collegio medico di Yale svolse in Cina durante le prime fasi della carriera politica di Mao, il “padre fondatore” della Repubblica Popolare Cinese.

Come recita l’articolo, “l’unione studentesca di Yale-in-China invito’ Mao a farsi carico della direzione del loro giornale”. Mao accettò la posizione e cambiò il formato della rivista studentesca: ora avrebbe affrontato le critiche sociali e i problemi attuali e si sarebbe concentrato sul “riorientamento del pensiero”.

L’articolo, anche nella versione inglese che gia’ era presente online per quanto ampiamente misconosciuta, prendeva spunto dallo storico viaggio del Presidente statunitense Nixon in Cina – preparato dal suo consigliere per la sicurezza nazionale Kissinger e in cui Nixon incontro’ Mao e parlo’ de “la settimana che cambio’ il mondo”. L’articolo sul Yale Daily News si basava sugli studi e le ricerche di uno storico della universita’ di Yale, Jonathan Spence – Sterling Professor, il titolo piu’ alto che quella universita’ conferisca – professore “eccellente” di storia cinese.

Clare Boothe Luce, la diplomatica, ambasciatrice in Italia, che aveva sposato il fondatore delle riviste Time, Life e Fortune e che sperimento’ con l’LSD, commento’ il viaggio dicendo a Nixon “tra mille anni, diranno di te, lui ando’ in Cina.”

Sul Web si trovano pubblicazioni in inglese quali “Mao Zedong era un laureato di Yale e altre cospirazioni dell’oscuro”, che potrebbero apparire come una risposta all’articolo del giornale di college dell’universita’ di Yale, ma l’articolo sopra che riporta le scoperte storiche di Spence riguarda non ad esempio una laurea ma i rapporti significativi che ci furono tra il giovane Mao – prima che facesse carriera politica nel Partito Comunista Cinese – il collegio di medicina di Yale e l’associazione Yale-in-China.

L’articolo di Yale Daily News su Mao tradotto per la prima volta in italiano su PsyPolitics era inteso per un’altra pubblicazione online che pero’, nonostante l’interesse iniziale e il fatto che si trattasse di una semplice traduzione senza commenti o aggiunte, dopo qualche settimana di attesa decise di non pubblicarlo sostenendo l’articolo non fosse sufficientemente interessante. Ad oggi resta l’articolo letto con maggiore continuita’ e il secondo piu’ letto su PsyPolitics.

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Era il secondo rifiuto in pochi mesi, visto che il primo era avvenuto per un articolo prima richiesto espressamente e poi accettato formalmente da parte del blog Mad in America – probabilmente dalla parte opposta dello spettro politico rispetto al primo caso. Dopo una aggiunta all’articolo sullo psichiatra Bogdanov – fondatore del bolscevismo con Lenin – l’accettazione si trasformo’ repentinamente in una decisione irrevocabile di non pubblicazione.

Questi due episodi, in particolare quello riguardante Mao e Yale, sono stati la motivazione che ha portato ad aprire il blog PsyPolitics. Un amico mi aveva suggerito da un anno se non di piu’ di aprire un blog, idea che non trovavo utile o interessante inizialmente, ma che dopo questi episodi e in un periodo di grandi cambiamenti sociali e politici mi sembro’ a quel punto l’unica via praticabile per pubblicare e mettere in circolazione documenti, fatti storici e prospettive politiche di rilevanza pubblica e idee pertinenti. Senza dover passare da processi decisionali spesso apparentemente arbitrari o discutibili e che comunque avrebbero potuto rallentare significativamente pubblicazione e circolazione.

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Non e’ facile riassumere o comunque commentare anche solo per sommi capi il lavoro di scrittura e non solo di piu’ di un anno. Questo naturalmente include il non trascurabile lavoro di apertura e di disegno del sito e del blog, con annessi e connessi. Un lavoro non visibile a chi legge ma decisamente impegnativo. Molti concetti gia’ sviluppati non saranno qui spiegati di nuovo, rimandando quindi agli articoli originali.

Oltre ottanta articoli sono stati pubblicati in inglese – primariamente – ma anche in italiano, alcuni in entrambe le lingue, anche se per motivi pratici mentre la traduzione cercava inizialmente di essere sistematica questo non e’ potuto accadere in modo continuo.

Tutti gli articoli sono comunque traducibili in diverse lingue in modo automatico tramite una funzione presente dopo la fine di ogni articolo a meta’ pagina.

Durante il primo anno circa di pubblicazioni online, il blog PsyPolitics ha avuto oltre trentacinquemila contatti da piu’ di centotrentacinque paesi nel mondo, potendo contare solo su un poco di pubblicita’ durante il primo mese e mezzo. I podcasts per gli articoli in inglese, introdotti solo da qualche mese, sono stati ascoltati ad oggi piu’ di mille volte.

Il blog PsyPolitics si e’ basato da subito ampiamente sul lavoro di lettura, collezione di documentazione e letteratura, e di ricerca storica sui rapporti tra psichiatria e psico-discipline da una parte e politica dall’altra, che gia’ avevo svolto nei tre anni precedenti. Questo lavoro era confluito in una sintesi presentata nell’estate del 2019 al Royal College of Psychiatrists a Londra (qui sotto il video con sottotitoli in italiano o inglese), una relazione intitolata “Stiamo assistendo all’emergere di un nuovo potere psichiatrico globale?”, titolo che riprendeva quello della serie di lezioni al Collège de France di Michel Foucault negli anni settanta su ‘Il Potere Psichiatrico’ (1973-1974, Feltrinelli 2004).

In questa relazione a Londra 2019 e nelle formulazioni li’ presentate si prefiguravano – in assenza di virus – diverse situazioni quali il passaggio dai regimi democratici costituzionali a una fase post-democratica, tecnocratica, di totalitarismo scientifico, articolando questo passaggio con antecedenti e documenti storici, ragionamenti e meccanismi, personaggi politici, scientifici ed intellettuali, e organizzazioni rilevanti. Meno di sei mesi piu’ tardi queste formulazioni ipotetiche trovavano nel 2020 un interesse senza precedenti nella risposta globale al virus.

Il potere è passato da una struttura sovrana a una struttura disciplinare 250 anni fa, all’incirca nel periodo in cui è nata la psichiatria. L’uomo più potente del mondo in quel momento, re Giorgio III d’Inghilterra monarca di un impero britannico globale, fu trattato come un paziente contro la sua volontà senza che l’alto tradimento fosse messo in discussione, attraverso la medicina di nuova concezione della mente e del comportamento, all’epoca non ancora chiamata psichiatria.

Tale “cerimonia di incoronazione inversa” (“inverse coronation ceremony”, testo dal discorso in inglese) di un Giorgio III psichiatrizzato è stata posta come cuore della presentazione del 2019. Secondo Michel Foucault nella sua serie di lezioni sul potere psichiatrico (1973-1974), è stata la scena fondante della psichiatria e allo stesso tempo la pietra miliare che segna il passaggio dal potere sovrano a quello disciplinare nel mondo moderno.

La tesi innovativa formulata a Londra nel 2019 e’ che per desovranizzare colui che in principio e’ il sovrano contemporaneo, ovvero il cittadino, si debba operare una psichiatrizzazione di massa, a livello globale. Cosi’ come in qualche modo avvenne con l’uomo piu’ potente del mondo a fine ‘700. Questo si puo’ fare oggi ampiamente, anche in funzione simbolica, tramite i media.

A proposito di media fu l’ex presidente dell’Associazione Americana di Psicologia Zimbardo a sostenere la cosiddetta TV della realtà come mezzo per insegnare la psicologia al pubblico: per “promuovere una visione positiva della psicologia come disciplina impegnata a migliorare la qualità della nostra vita come individui e come società. Tutta la mia vita consiste nel regalare la psicologia al pubblico”. In un articolo dello Stanford Report intitolato “Psicologo mette il “reale” nella TV della realtà”, “Zimbardo vede la TV della realtà come un formato logico per insegnare la psicologia”.

Nell’abstract del maggio 2019 si concludeva: “l’attuale psichiatrizzazione pubblica dell’ ”uomo più potente del mondo”, come spesso i media descrivono il presidente degli Stati Uniti d’America, potrebbe essere vista come un nuovo cambio di paradigma nel potere contemporaneo.

Un tale spettacolo pubblico viene trasmesso in tutto il mondo tramite TV e social media digitali (ad esempio Twitter) in tempo reale. Oltre al crescente uso di un lessico psicologizzato nel linguaggio quotidiano, un ruolo potrebbe essere giocato da tale spettacolo comunicando simbolicamente e contribuendo a uno spostamento culturale globale verso una visione del mondo soggettivista e una progressiva de-politicizzazione della cittadinanza.”

Infine, è stata ipotizzata, sempre nell’estate 2019 una possibile diffusione di paure, fobie, ansie e rabbia attraverso i mass media, i media digitali e tramite il contatto diretto come “contagio”. Ben prima dell’attuale diffuso discorso globale di un’epi/pandemia di disturbi mentali e comportamentali, nonché della cosiddetta infodemia e delle sue conseguenze, comprese le conseguenze di tale infodemia per la salute mentale globale.

Una tesi espressa in un seminario a maggio 2020 come corollario alla psichiatrizzazione come desovranizzazione di massa e’ che l’applicazione della psichiatria al caso singolo – in particolare ma non solo quando contro la volonta’ del paziente – possa essere vista, dato il funzionamento e le origini storiche della disciplina, come “una scorciatoia legale, uno stato di eccezione o una rivoluzione a livello individuale”.

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Incredibilmente dal mio punto di vista, quasi nessuno sembrava interessato a capire come fosse stato possibile prefigurare le formulazioni di Londra 2019 in assenza di pandemia globale. A paragone, quando c’era da parlare di temi politicamente corretti in passato il problema era piuttosto frenare, non stimolare, l’interesse della stampa e dei media, soprattutto per quanto riguarda la mia esperienza nel periodo dopo essere apparso in un articolo (qui sotto) su Time magazine nel 2010.

Mentre parlare al pubblico di come abbia potuto prefigurare nel 2019 degli scenari di notevolissima rilevanza politica e che mai si sono verificati prima nella storia, vale a dire il concomitare di globalizzazione, soprattutto digitale, e di psichiatrizzazione generalizzata della societa’ e’ stato e continua ad essere difficilissimo.

Gia’ dall’estate del 2019 avevo iniziato anche a pubblicare in modo informale sui cosiddetti social media considerazioni di ordine politico utilizzando sistematicamente – e per primo, in assenza di pandemia virale e risposte governative globali – le formule #RivoluzioneGlobalista e #GlobalistRevolution.

A mio avviso è in atto una rivoluzione globalista di cui nessuno parlava all’epoca, vale a dire prima del 2020, con diversi attori politici di spicco che hanno ormai discusso esplicitamente dal 2020 in poi di un rifacimento globale del potere (Gorbaciov, Brown, Kissinger, tra gli altri), un tema che sicuramente non era nell’agenda pubblica solo due anni fa.

Le ‘bio’ politiche e le ‘psico’ politiche legate alle emozioni – gia’ in preparazione da tempo e riconoscibili prima del 2020 – sono infatti mezzi idonei per una cosiddetta ‘governance’ che prescinda dalle differenze di quello che e’ stato definito l’ego nazionale delle diverse popolazioni, legate a culture, istituzioni politiche, giuridiche, religiose, tradizioni storiche, lingue differenti.

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Ad agosto 2020 , circa un mese dopo l’inizio della pubblicita’ di alcuni articoli di PsyPolitics sul sito chiamato Facebook (e’ importante a mio avviso relativizzare e prendere le distanze da queste entita’ digitali date ormai per imprescindibili), tale sito toglieva senza alcuna spiegazione la pubblicita’ a un articolo (con il ripetuto intervento umano – non semplicemente automatico – come possono mostrare gli scambi ripetuti per posta elettronica con il personale di tale sito).

Si trattava di una semplice trascrizione da una intervista dello psichiatra Viktor Frankl – sopravvissuto a piu’ di un campo di concentramento nazional-socialista – in cui Frankl spiegava negli anni sessanta la sua contrarieta’ alle droghe e alla sperimentazione in corso ad Harvard su LSD e altri allucinogeni quali la psilocibina, i cosiddetti funghi magici. Frankl esprimeva la sua contrarieta’ a esperienze soggettive causate da sostanze chimiche senza legame con esperienze oggettive corrispondenti nel mondo: esperienze soggettive indotte tramite allucinogeni portano a una perdita di significato oggettivo e sono causa di potenzialita’ non espresse. L’articolo aveva superato le diecimila visualizzazioni in pochi giorni – diventando stabilmente l’articolo piu’ letto su PsyPolitics – e circa mille interazioni tra commenti e apprezzamenti sul sito Facebook. Articoli connessi a questo tema degli allucinogeni – tema che solo sotto il profilo culturale e non medico si puo’ definire psichedelico – su PsyPolitics hanno in seguito anche riguardato autori quali Evola e Murray.

I tre articoli che hanno avuto problemi di pubblicazione o diffusione, tutti e tre pubblicati durante il primo mese del blog, rimangono decisamente i piu’ letti, ovvero per numero di letture quelli su [1] Frankl e LSD, [2] Mao e Yale, [3] Trump, Bogdanov e diagnosi digitale per i cittadini.

Pochi giorni dopo l’articolo con l’intervento di Frankl, veniva tolta la pubblicita’ anche al breve video che riproduceva uno spezzone di pochi secondi preso dalla mia relazione nell’estate 2019 al Royal College of Psychiatrists in cui si accostavano la sedia tranquillizzante ideata dallo psichiatra e rivoluzionario americano Benjamin Rush con l’apparenza esterna della realta’ virtuale di oggi. Il video pubblicizzato – che raffigurava un elemento per cosi’ dire cyber – aveva gia’ realizzato oltre centomila visualizzazioni.

Vietato criticare la nuova ideologia totalitaria del capitalismo cyber-psichedelico, cuore della Rivoluzione Globalista?

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Nel primo anno PsyPolitics ha raggiunto dei risultati sicuramente interessanti e che hanno a mio modo di vedere complessivamente superato le aspettative.

Nuovi termini e relativi concetti proposti attraverso PsyPolitics includono quello di [a] ‘pneumadelico’ (che libera lo spirito, anziche’ psichedelico, visto che gli allucinogeni nelle parole usate da Osmond, ideatore del termine psichedelico, dovrebbero dissolvere la psiche – di cui fa parte anche l’ego psicoanalitico cosciente – mentre lo stesso non accadrebbe per il pneuma o spirito che in base a concezioni gnosticheggianti verrebbe cosi’ liberato); lo stesso termine [b] ‘psypolitics’ (in italiano il termine corrispondente esisteva gia’ ma e’ di incerta definizione, psicopolitica); e soprattutto [c] ‘psyspeak’ proposto nel 2019 ovvero ‘psicolingua’, teorizzato quale neolingua centrata sulla psiche che sta debordando in ogni aspetto della nostra vita anche politica a livello globale.

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Il settimanale The New Yorker a marzo 2021 pubblicava un articolo su “therapy-speak”, il linguaggio della terapia che dal lettino dello psicoanalista sta oramai debordando in ogni aspetto del piu’ vasto mondo: “L’ascesa del linguaggio terapeutico. Come un linguaggio ha lasciato il lettino dello psicoanalista per entrare nel mondo”.

L’abstract del maggio 2019 poi sviluppato e presentato a settembre a Londra iniziava cosi’: “Negli ultimi anni abbiamo osservato una crescente attenzione al linguaggio e ai concetti relativi alla salute mentale nel più ampio mondo sociale e politico. Ad esempio, il linguaggio politico relativo alle “fobie” è rapidamente diventato di uso comune. Un simile lessico derivato in gran parte da psichiatria, psicologia e psicoanalisi potrebbe portare a una progressiva interiorizzazione e de-politicizzazione di concetti civici, senza che la maggior parte dei cittadini se ne renda conto.”

In linea con le fomulazioni di Londra 2019, su PsyPolitics si era scritto nel 2020 dell’ “apprendimento di massa della psicolingua” mentre il New Yorker nel 2021 ha scritto di “adozione di massa del linguaggio psicologico” facendo anche riferimento a Foucault e all’interpretazione dell’opera di questo autore che se ne era data su PsyPolitics – quindi non necessariamente ad affermazioni dello stesso Foucault, come invece sostiene la giornalista del New Yoker.

La giornalista del New Yorker nel 2021: “Come hanno osservato filosofi da Michel Foucault a Peter Conrad, il vocabolario medico eleva l’oratore: affermare che il tuo vicino invadente ha un “disturbo borderline di personalità” ti ammanta di autorità mentre lo patologizza“.

In una intervista TV del 2020 rilanciata anche da Foucault News e poi pubblicata integralmente in video su PsyPolitics, e successivamente anche in trascrizione testuale, si diceva: “quando vedo un interlocutore lo incomincio a guardare con lo sguardo esperto – forse come avrebbe detto Michel Foucaultcon l’occhio clinico, con lo sguardo clinico, dall’alto al basso, quindi facendo quasi un gioco del dottore e del paziente, etichettandosi a vicenda, non considerando più la persona che la pensa anche molto diversamente da me come un legittimo interlocutore, ma come qualcuno che ha un problema che deve essere risolto da un tecnico“.

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Si potrebbe aggiungere come i rivoluzionari globalisti, anche quando non esplicitamente tali, si possano riconoscere da come parlano. Sorprendentemente, certamente nel panorama italiano, sono spesso coloro che vengono identificati dai mass media e dai media digitali piu’ diffusi come oppositori del potere globalista – e piu’ o meno esplicitamente come difensori della sovranita’ nazionale e della Costituzione – che usano in modo profuso la psicolingua globalista, una terminologia psicologica mai cosi’ diffusa in politica. Non solo dando per valido il linguaggio fobico per esempio e i relativi concetti, dalla xenofobia alla omofobia o omotransfobia e ai variegati neologismi fobici la cui importanza strategica e’ stata discussa sin dalle formulazioni di Londra 2019, ma anche il liguaggio dei “deliri”, della “follia”, del “siamo impazziti”, degli “idioti”, degli “psicopatici”, della “demenza”, dei “bias cognitivi”, ecc.

La tesi sostenuta su PsyPolitics e nelle formulazioni di Londra 2019 e’ che il linguaggio psicologico applicato a politica e societa’, chiamato ‘psicolingua’ – anche quando pseudo o para o quasi tecnico, o metaforico, o presentato addirittura come il liguaggio della ‘opposizione a’ e della ‘liberazione da’ tecnocrazia e globalismo – sia un linguaggio intrinsecamente anti-politico (quindi anche anti-democratico), in linea con lo spostamento culturale tecnocratico, la autentica neolingua globalista.

Chi contribuisce alla sua diffusione, dando la psicolingua per buona, per valida, opera a favore del globalismo anche quando si professa opposto a questo o in altri ambiti opera in direzione opposta. Non e’ possibile e costituisce una contraddizione radicale essere a favore della sovranita’ – sia delle persone su sé stesse sia del popolo sulla nazione – e usare, diffondere e dare per buona la psicolingua.

Chi parla la psicolingua – anche se per appoggiare le costituzioni o le sovranita’ popolari – ovvero il liguaggio del dentro, della psiche, della malattia, della rivoluzione individuale dell’io, del sé o dello spirito, della cura in ambito sociale e politico – favorisce la diffusione e l’affermarsi di uno degli strumenti strategici della tecnocrazia e del globalismo. A questo conduce inequivocabilmente l’analisi delle origini storiche e delle funzioni del linguaggio della psiche applicato alla polis.

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Il progetto di PsyPolitics ne sottende un’altro piu’ ambizioso, ovvero la necessita’ di lavorare a una definizione e articolazione dello studio delle politiche della psiche e delle psicodiscipline, un nuovo ambito disciplinare per il quale qui si sono proposti i termini ‘psypolitics’ in inglese e ‘psicopolitica’ in italiano.

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Uno dei temi base trattati con costanza su PsyPolitics e’ quello della psicologizzazione e medicalizzazione, e quindi della patologizzazione, della politica – in particolare del linguaggio – e piu’ in generale del discorso pubblico. Inclusa una sorta di psicologizzazione, ovvero una lettura sempre piu’ psicologica, persino di articoli chiave delle costituzioni, per esempio di quella statunitense (25mo emendamento) – la prima Costituzione repubblicana moderna – e di quella italiana (Articolo 3). Da “We the People” a “We the Crazy”?

Si e’ piu’ volte descritto il passaggio da un linguaggio politico a un linguaggio metaforico tecnico o pseudotecnico per approdare infine a un linguaggio letteralmente psicologico e medico anche in politica. Cosi’ come si e’ parlato della funzione dei media di massa e digitali nel diffondere a livello globale la psicolingua che supera il linguaggio della polis e della politica e conduce invece a una visione del mondo soggettivista.

Come scritto da Freis in Psicopolitica tra le due guerre (Palgrave, 2020): “una razionalità scientifica e tecnologica oggettiva e non partigiana appariva come una reale alternativa alla presunta miopia, emotività e interesse personale dei partiti politici. […] gli anni tra i due conflitti mondiali divennero il periodo di massimo splendore delle idee utopiche di “ingegneria sociale” e videro l’ascesa e la caduta della “tecnocrazia” – una nozione introdotta nel 1919 – come movimento organizzato.”

I processi politici del mondo esterno e della polis sono sempre piu’ rappresentati sui media, spesso in modo surrettizio, come oggettivi (si pensi solo alla retorica sul virus dal 2020 a oggi) al punto da dover essere sottoposti a una rigida ragione scientifica e non piu’ politica o democratica, in un processo che e’ stato recentemente chiamato di “scientizzazione della politica”, mentre la diffusione della psicolingua – questa e’ la tesi sostenuta dall’autore nel 2019 a Londra e su PsyPolitics dal 2020 – contribuisce a soggettivizzare sempre piu’ il sovrano moderno, ovvero il cittadino elettore.

La visione del cittadino quindi piu’ che rispecchiare il mondo esterno sarebbe sempre piu’ solo una proiezione del proprio mondo interno, quindi sempre piu’ inutilizzabile per le decisioni politiche e sempre piu’ da considerare candidata per cure vuoi biomediche vuoi psicologiche e psicoterapeutiche, in un processo di psichiatrizzazione della politica con inequivocabili risvolti anti-democratici e persino anti-politici. Questa scissione tra la visione soggettiva dei cittadini e la dimensione oggettiva del mondo esterno – di cui soltanto gli scienziati, gli ingegneri e i tecnici anche medici dovrebbero occuparsi – venne sorprendentemente descritta, cosa che ho letto a fine 2020 dopo avere gia’ formulato quanto sopra, in un testo che e’ stato riscoperto e riportato alla pubblica attenzione, con ben quattordici articoli, su PsyPolitics: Vita in Una Tecnocrazia di Harold Loeb, del 1933.

Altra espressione proposta su PsyPolitics e’ quella di [d] ‘cyber-psichedelico’, la forma piu’ esplicita del gia’ esistente cyber-delico, per denotare il vasto mondo di rapida e crescente importanza che si trova a vario titolo tra il mondo del digitale e del virtuale e quello delle sostanze allucinogene e delle filosofie che le accompagnano (anche il concetto di ‘cyber-pneuma-delico’ potrebbe funzionare).

Della connessione tra elementi cyber “i personal computer, gli smartphone, i videogiochi, internet e la realtà virtuale” e psichedelici in una comune sottocultura, si e’ parlato su queste pagine a nostra conoscenza per primi o ad ogni modo tra i primi in Italia. In particolare e’ stata coniata su PsyPolitics e qui usata per la primissima volta l’espressione ‘capitalismo cyber-psichedelico’, sia in italiano che in inglese. In inglese si potrebbe parlare – da cyber e psychedelic – di ‘cypsy capitalism’.

Una forte enfasi e’ stata anche posta sull’opportunita’ di chiamare le sostanze cosiddette psichedeliche (espressione che non denota alcun effetto, nemmeno in medicina) con nomi che ne indichino alcuni effetti principali, sia sotto il profilo storico che clinico, ovvero allucinogeni o psicotomimetici.

Su PsyPolitics e’ stata formulata l’idea secondo la quale il capitalismo, sempre piu’ finanziarizzato, si stia trasformando passando da un paradigma individualista e per cosi’ dire anti-psicotico a uno maggiormente collettivista e psicoto-mimetico. Psicoto-mimetico (che somiglia agli stati psicotici) e’ il nome che fu dato alle sostanze allucinogene negli anni ’50. Il primo paradigma basato su un saldo ‘ego’ psicoanalitico dei cittadini, lavoratori ed elettori, sottoposti a costituzioni alla Montesquieu che prevedono la separazione dei poteri e dove le leggi si basano primariamente sui compartamenti oggettivi. Il secondo in linea con la cosiddetta ideologia californiana, in cui il digitale supera in parte la distinzione tra individualismo e collettivismo, ciascuno e’ sempre piu’ solo sul Web ma allo stesso tempo sempre piu’ coordinato con gli altri dall’automazione. Un nuovo paradigma basato sulla dissoluzione dell’ego psicoanalitico – o piu’ in generale del sé o della psiche – di cittadini trasformati in pazienti e sempre meno lavoratori, sempre piu’ usatori di cannabis o altre sostanze che inducono fenomeni psicotici, quali gli allucinogeni.

Cittadini controllati non piu’ tanto dalla societa’, da una morale interiorizzata e autonoma, e dalla legge che regola comportamenti oggettivi quanto dalle tecnologie della sorveglianza digitale che regolerebbero pensieri soggettivi attraverso un potere maggiormente centralizzato, che calcola il rischio statisticamente e tenta cosi’ di individuare associazioni tra fattori per prevenire comportamenti devianti o ritenuti pericolosi a sé e agli altri.

Un processo di desovranizzazione del cittadino e in generale del popolo sovrano delle costituzioni, persino – o forse in primis – dalla propria razionalita’ autonoma e individuale, il cosiddetto ego psicoanalitico, le cui funzioni sono state descritte in dettaglio in Psicoanalisi, psichiatria e diritto (1967). Ego spesso confuso con l’egoismo, mentre quest’ultimo e’ forse meglio inquadrabile come id-ismo – termine proposto su PsyPolitics – ovvero come un es o id non piu’ tenuto a freno da un ego pienamente strutturato.

La desovranizzazione del cittadino e’ sempre piu’ presentata come un processo di liberazione o di rivoluzione individuale, un passaggio empatico dall’io al noi, dalla razionalita’ che non ci sarebbe mai appartenuta a sensazioni, percezioni, emozioni, esperienze che ci rendono piu’ simili agli altri animali e piu’ vicini al resto della natura. Da pensanti a semplicemente senzienti, che sentono. Il misticismo anche chimico delle sostanze si accompagnerebbe dunque all’armonizzazione – non piu’ sociale e decentralizzata – tramite la tecnologia, di cittadini trasformati in pazienti che sempre meno hanno sovranita’ sulla propria mente e sul proprio corpo e che non avrebbero piu’ la necessita’ di coordinarsi autonomamente tra di loro attraverso la societa’ e i corpi intermedi.

Per fare un esempio per adesso ipotetico, si pensi al traffico in cui ciascun automobilista, dopo avere imparato, guida oggi il proprio veicolo, mentre con una guida automatizzata il coordinamento del traffico non avverrebbe piu’ in futuro attraverso l’interazione di migliaia di persone autonome. Al limite, ciascun automobilista potrebbe persino essere sotto l’effetto di cannabis o di sostanze allucinogene o psicotomimetiche, senza che questo comporti necessariamente un rischio per il traffico.

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Il legame originario che secondo una tesi innovativa presentata su PsyPolitics esiste tra psichiatria e rivoluzioni politiche diventa di importanza cruciale nel momento in cui la societa’ intera e ciascun cittadino vengono sempre piu’ psichiatrizzati, ovvero de-sovranizzati, sottoposti a uno stato di eccezione o a una rivoluzione individuale di massa. Un apparente paradosso superato attraverso le tecnologie digitali che, essendo invasive e pervasiveonnipresenti e capillari – permettono almeno in parte il superamento della contrapposizione individualismo vs. collettivismo.

Questa trasformazione avverrebbe anche grazie a una campagna martellante dei media di massa e digitali che pongono alla pubblica attenzione temi psicologici e psichiatrici, anche tramite una moltitudine di casi apparentemente solo contingenti ma le cui modalita’ di presentazione al pubblico possono avere questa lettura. Si pensi da ultimo al caso del piu’ volte primo ministro Berlusconi, con una richiesta di perizia psichiatrica molto dibattuta sui media.

Come se la capacita’ di intendere e di volere di ciascuno fosse sempre meno data per scontata come invece e’ necessario in una societa’ di persone autonome – nella polis – in cui l’onere della prova spetta eventualmente a chi disputi tale capacita’. Per Aristotele la polis e’ basata su una forma di amicizia.

La fiducia che riponevamo senza nemmeno pensarci nelle altre persone anche a noi completamente estranee circa la loro capacita’ di intendere e di volere e circa una loro razionalita’ e moralita’ di fondo e’ sempre piu’ erosa a favore della sfiducia di fondo e dello spostamento dell’onere della prova. Come in una autentica societa’ “di estranei”. E’ il cittadino-paziente sempre di piu’ a dover dimostrare magari persino attraverso un procedimento medico – addirittura preventivo – di possedere cio’ che prima era doveroso dare per buono, per scontato. L’onere della prova verrebbe cosi’ ad essere ribaltato.

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Infine, rispetto al linguaggio, il metodo genealogico (non meramente etimologico, legato all’etimo o al significato) nel risalire all’origine storica di parole chiave e di chi e quando le abbia coniate e usate inizialmente si e’ rivelato particolarmente e forse inaspettatamente fruttuoso su PsyPolitics.

Inventori di parole – espressioni coniate ex novo, usate per la prima volta o comunque proposte formalmente o a un pubblico piu’ vasto – si sono rivelati, solo per citare alcuni esempi che sono stati trattati, ma di rilevanti ce ne sono molti di piu’: Erasmus Darwin (nonno di Charles) per cannabis (con rime poetiche di accompagnamento), Jeremy Bentham per patologia psicologica – espressione che ha preceduto la parola composta psicopatologia – Christian Reil per psichiatria, Bernard Beyer (non David Cooper) per antipsichiatria, Rudolf Kjellén per biopolitica e geopolitica, Heinrich Rogge per psicopolitica, André-Marie Ampère (non Norbert Weiner) per cibernetica – inizialmente proprio per descrivere la scienza del governo civile, e da cui in seguito cyber – Ralph Waldo Gerard per psicotomimetico, Humphry Osmond in uno scambio con Aldous Huxley per psichedelico (anche questo con rime di accompagnamento).

Il significato politico delle sostanze allucinogene venne messo in chiaro dallo psichiatra britannico Osmond da subito, proprio nel saggio in cui proponeva il termine ‘psichedelico’. Quindi sia ‘cibernetica’ che ‘psichedelico’ sono espressioni con una chiara origine politica.

E a proposito di cantori di sostanze psicotrope, anche Freud parlo’ del suo saggio “Über Coca” (Sulla Coca) del 1884 come di un “canto di elogio a questa magica sostanza”.

Bentham, il giursta e filosofo dell’utilitarismo, fondatore di University College London (UCL) ideo’ sia il temine “patologia psicologica” sia il panopticon. Inoltre sviluppo’ diversi temi chiave che si ritroveranno successivamente in Freud. Come scritto su PsyPolitics nel 2020 (enfasi aggiunta): “È interessante notare come Bentham, che coniò l’espressione “patologia psicologica” – e riteneva che ogni comportamento umano fosse motivato da “dinamiche psicologiche” rivelate o nascoste, a loro volta fondate in modo cruciale sulla “patologia psicologica” – fosse anche l’inventore dell’idea del panopticon. Un’associazione (Bentham inventore sia della “patologia psicologica” che del panopticon) che nell’odierno capitalismo psichiatrico della sorveglianza merita ulteriori studi e riflessioni. Per quanto ne so, l’ideazione di entrambi i concetti da parte di Bentham viene qui notata per la prima volta in relazione agli attuali fenomeni del capitalismo della sorveglianza e della psichiatrizzazione della società.”

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Una nuova ipotesi sulla trasformazione della mente nel contesto attuale, sia digitale e virtuale – quindi cyber – sia di uso sempre piu’ promosso di allucinogeni per scopi medici o di altro tipo e’ la ipotesi chiamata ‘CyPsy’ – da cyber e psychedelic. In fatto di promozione basti vedere la copertina sui funghi magici presentati come nuovo Prozac dal settimanale statunitense Newsweek del mese scorso o la campagna pubblicitaria sugli allucinogeni a Times Square a New York, descritta come una campagna non a fini di profitto sulla “bibbia” del capitalismo americano Forbes (oggi quasi interamente di proprieta’ cinese), da una giornalista che si occupa specificamente ormai di cannabis e allucinogeni.

Partendo dal modello della mente che Freud propose durante l’ultima parte della sua vita (tripartito in id / es, ego e super-ego) vede la dissoluzione della parte razionale e autonoma della mente civilizzata che interagisce con il mondo esterno attraverso i sensi, il cosiddetto ego, nel contesto della falsa contrapposizione tra il super-ego della cieca obbedienza veicolata sempre piu’ dalle tecnologie ‘cyber’ di sorveglianza digitale vs. l’id o es selvaggio in cui risiedono le energie psichiche fondamentali legate alla sessualita’ e all’aggressivita’, una dimensione quest’ultima che dovrebbe adesso essere – in chiave ‘psichedelica’ appunto – “liberata” anche attraverso l’uso di sostanze allucinogene.

Sostanze psicotrope che alterano profondamente il senso della realta’ e che verranno proposte sul mercato e in una sorprendente inversione promosse attivamente dal capitalismo – non piu’ meramente contenute anche tramite la retorica della “riduzione del danno” – come sostanze per uso medico o meno, ma da provare comunque anche una volta sola, per le masse.

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Nuovi concetti introdotti su PsyPolitics includono [1] l’origine storica ampiamente politica e rivoluzionaria della disciplina della psichiatria, tesi avanzata qui per la prima volta e suggerita nel 2019 a Londra; [2] l’antipolitica contemporanea come spostamento del focus del discorso – e quindi anche delle cause su cui intervenire – dal fuori al dentro, dalla polis alla psiche; e [3] la trasformazione generale da cittadini a pazienti e la risultante depoliticizzazione della cittadinanza, tesi formulate gia’ in questi termini nel 2019 a Londra, e seguite per esempio nel 2020 e 2021 da affermazioni come quella del direttore della rivista medica britannica The Lancet secondo cui “verremo trasformati in cittadini biopolitici”.

Le origini politiche e rivoluzionarie della psichiatria sono state presentate, per quanto ne so come tali per la prima volta: la psichiatria è nata rivoluzionaria. Emblematici in tal senso furono i casi di Rush in America e di Pinel in Francia; considerati rispettivamente il fondatore della psichiatria statunitense (sul simbolo dell’American Psychiatric Association per quasi un secolo e su ogni copia del DSM, la cosiddetta “bibbia” della psichiatria, fino ad oggi) e la figura fondatrice della psichiatria tout court, rispettivamente.

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Una ipotesi innovativa formulata nel 2020 nell’articolo L’ “immane trapasso”. Da fuori a dentro, l’anti-politica. Psichiatrizzazione della politica e Rivoluzione Globalista – e poi ribadita in una intervista – e’ la seguente:

“La politica e’ un movimento da dentro a fuori, mentre l’anti-politica che vorrebbe sostituire alla politica il discorso tecnocratico, nelle varianti organicista / medica e spiritualista / mistica, e’ un movimento da fuori a dentro. Dalla polis alla psiche.

Ovvero l’anti-politica come una sostanziale e poderosa regressione della civilizzazione umana cosi’ come si e’ svolta storicamente sino ai nostri giorni.

Ci troviamo dunque, secondo la mia ipotesi di lavoro, in una fase di inversione dell’ “immane trapasso” hegeliano che ha comportato la creazione delle istituzioni politiche e giuridiche europee nel corso della storia.”

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Sul blog e’ stato anche messo a fuoco il fatto difficile da trovare – quando non del tutto assente – nelle fonti e nei documenti quantomeno di piu’ larga diffusione che uno dei due fondatori del bolscevismo – con Lenin – ovvero Alexander Bodganov, fosse uno psichiatra e che in piu’ trattasse le idee filosofiche che disapprovava come fossero malattie. Le sue foto mentre gioca a scacchi con Lenin alla villa di Gorky a Capri nel 1908 – steso anno in cui pubblicava la prima utopia di era sovietica ‘Stella Rossa’ – cosi’ come il fatto che preparassero la rivoluzione in un simile contesto hanno colpito molto i lettori.

Queste foto storiche sono state poi riprese da siti italiani e anche da storici popolari come divulgatori TV e Web. Si e’ persino parlato in relazione a temi quali Rivoluzione francese, Napoleone, e Rivoluzione d’ottobre dell’importanza di discutere di argomenti storici cruciali in quanto questo sarebbe “fondamentale per la sanita’ mentale della nostra civilta'”.

Un articolo che riguardava Bogdanov pubblicato inizialmente il 15 marzo 2020 quando ancora non si parlava di questi temi e che riguardava anche il “fenotipo digitale” e la “diagnosi digitale per i cittadini” – tema di cui si e’ iniziato a parlare qui in questi termini – si concludeva cosi’: “Il rischio reale è politico e democratico. Ovvero che un tale nuovo contesto tecnico “clinico” si estenda a tutta la società, aggirando efficacemente i diritti e le garanzie legali e costituzionali dei cittadini.”

Lenin gioca a scacchi con Bogdanov durante una visita alla villa di Gorky a Capri, in Italia, nel 1908

Si puo’ considerare a suo modo una scoperta anche il fatto che una delle piu’ famose distopie del secolo scorso, Il Mondo Nuovo di Huxley del 1932 si apra con una citazione dell’uomo – Berdyaev – che descrisse come lo psichiatra bolscevico Bogdanov trattasse surrettiziamente con modalita’ psichiatriche le idee metafisiche dello stesso filosofo Berdyaev. Su PsyPolitics e’ stato quindi notato per la prima volta come il Mondo Nuovo di Huxley si apra con l’epigrafe di uno psichiatrizzato eccellente.

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Inoltre, punto di non poco conto, sono state poste in evidenza su PsyPolitics a nostra conoscenza per la prima volta le radici esplicitamente psicologiche (nel senso proprio della disciplina della psicologia, non vagamente riferite a un aspetto della psiche) del pensiero di due autori quali Huxley – nel suo primo saggio pubblicato del 1919 – e Orwell – quella che chiamo’ neolingua nella sua ultima pubblicazione ‘1984’ ha origini ravvisabili nel suo saggio La politica e la lingua inglese del 1946. In questo saggio del 1946 Orwell cita un articolo dell’anno prima di Goodman, “Il significato politico di alcune recenti revisioni di Freud”. Il saggio di Goodman e’ stato integralmente ripubblicato su PsyPolitics.

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Cosi’ come sono state ribadite le letture e gli scritti a carattere psicoanalitico e psicologico, rispettivamente, all’origine delle concezioni dei due principali economisti del XX secolo ovvero Keynes e Hayek. Di Hayek si e’ messa in evidenza forse per la prima volta con questo taglio la sua connessione con una figura chiave per le origini di quella che diventera’ la sottocultura cyber-psichedelica ovvero lo psicologo sperimentale Klüver. Klüver scrisse ripetutamente negli anni su mescalina e allucinazioni, fu una delle figure centrali delle conferenze Macy sulla cibernetica, e fece una introduzione alla prima edizione del 1952 del saggio di psicologia di Hayek ‘L’ordine sensoriale’.

A proposito del rapporto tra economia e psicologia fu Huxley a scrivere nel suo libro Oltre la baia del Messico (1934, enfasi aggiunta):

Il problema fondamentale della politica internazionale e’ psicologico.  

I problemi economici sono secondari e se non fosse per i problemi psicologici non esisterebbero.  

Quale e’ l’uso di una conferenza per il disarmo o di una World Economic Conference fino a quando i popoli di ciascuna nazione sono incoraggiati deliberatamente dai loro leaders a indulgere in orge di solidarieta’ di gruppo basata su, e in combinazione con, l’auto-congratulazione e l’odio sprezzante per gli stranieri?

Abbiamo bisogno piuttosto di una World Psychological Conference, alla quale esperti di propaganda decidano le culture emotive da permettere e incoraggiare in ciascuno stato e le mitologie e filosofie appropriate per accompagnare queste culture emotive.” 

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Per la prima volta i due medici, Reil e Beyer, che coniarono le parole ‘psichiatria’ e ‘antipsichiatria’, rispettivamente, sono stati presentati insieme attraverso due ritratti. Il titolo dell’articolo “Psichiatria e antipsichiatria” riprende quello del libro dello psichiatra Cooper il quale ufficialmente invento’, ma in realta’ re-invento’ o comunque ri-propose, la parola ‘antipsichiatria’. Come piu’ tardi fara’ Freud, dal quale il termine ‘psicoanalisi’, nella foto con i suoi sei principali collaboratori – questa osservazione viene fatta qui per la prima volta – anche nei due ritratti di Reil e Beyer si puo’ forse ravvisare il dito indice che punta verso il basso.

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Il legame tra Jung e coloro che sponsorizzarono i primi esperimenti con gli allucinogeni ad Harvard – criticati da Frankl – sono stati messi in evidenza attraverso la figura del medico e psicologo Murray. Murray durante un viaggio in Germania nell’estate del 1937 scrisse di Hitler: “È sotto la costante cura di uno psichiatra di Monaco della vecchia scuola”.

Secondo il sito web della Harvard University Press “fu durante il [suo] soggiorno a Monaco che l’enorme interesse e il sostegno di Loeb [James, parente di Harod, ndr] per le istituzioni mediche e psichiatriche divenne evidente. All’inizio del 1900 soggiornò per qualche tempo a Vienna con Sigmund Freud, che lo raccomandò a Emil Kraepelin a Monaco di Baviera. La sua associazione con Kraepelin ha portato alla fondazione della Deutsche Forschungsanstalt für Psychiatrie a Monaco di Baviera. Questo istituto di ricerca tedesco per la psichiatria ha ricevuto la più grande beneficenza combinata da Loeb: un milione di marchi per stabilirlo, ulteriori doni fino alla sua morte e un milione di dollari alla sua morte.”

Emil Kraepelin, considerato il “padre” della psichiatria biologica e scientifica contemporanea, sostenitore della necessita’ di applicare la psichiatria agli avversari politici, e di cui ad oggi non e’ facile reperire una vera e propria biografia, fu dunque fondamentalmente finanziato da James Loeb.

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Un vecchio dibattito televisivo americano degli anni ’60 – che probabilmente in un altro periodo storico sarebbe apparso irrilevante o semplicemente curioso – e’ stato integralmente trascritto e analizzato anche per fotogrammi, dibattito che presenta con rara chiarezza alcuni dei punti salienti nel conflitto tra legge costituzionale, potere politico e psichiatria, entrando anche sul tema dell’infezione contagiosa, il cittadino infetto che “si crede Napoleone” e toccando temi quali l’inquinamento, la cannabis e l’LSD.

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PsyPolitics ha anche riscoperto e proposto – presentando ampi stralci – alcuni vecchi libri. Un testo riscoperto – dimenticato e assente dal dibattito pubblico – e’ stato il saggio utopico ‘Codice della Natura’ di Morelly del 1755, un testo che puo’ oggi essere visto come utopia proto-comunista e parte di un milieu culturale psichiatrizzante, vista la ricchezza di terminologia psicologica in questo caso spesso offensiva.

Nel suo “L’antico regime e la Rivoluzione” (1856), De Toqueville scrive (enfasi aggiunta): “Si ritiene generalmente che le teorie distruttive conosciute con il nome di socialismo siano di origine moderna. Questo è un errore. Queste teorie sono coeve ai primi economisti. Mentre alcuni di loro volevano usare il potere assoluto che volevano stabilire per cambiare le forme della società, altri proponevano di impiegarlo per rovinarne le basi fondamentali.

Leggete il Codice della Natura di Morelly – raccomandava De Toqueville – vi troverete, insieme alle dottrine economiste sull’onnipotenza e sui diritti sconfinati dello Stato, alcune di quelle teorie politiche che hanno terrorizzato la Francia degli ultimi anni, e la cui origine immaginiamo di aver visto in prima persona: comunità di proprietà, diritti del lavoro, eguaglianza assoluta, uniformità universale, regolarità meccanica dei movimenti individuali, regolamenti tirannici su tutte le materie e totale assorbimento dell’individuo nel corpo politico“.

Nell’abbozzo di costituzione presente nel ‘Codice della Natura’, nella parte sulle ‘leggi penali’ in una delle ultime pagine, si trova scritto che “chi avesse tentato, per cabala o altro, di abolire le sacre leggi, di introdurre la detestabile proprietà, dopo essere stato convinto e giudicato dal supremo senato, sarà rinchiuso a vita, come un pazzo furioso e nemico dell’umanità, in una grotta costruita, come è stato detto, legge edile XI, in luogo di pubbliche sepolture: il suo nome sarà cancellato per sempre dall’enumerazione dei cittadini”.

In questo testo proto-comunista e’ scritto esplicitamente: “sottomettetevi agli ordini e ai consigli di coloro ritenuti capaci di restaurare” le leggi della Natura. Quando le persone “acconsentiranno all’unanimità” a tali leggi di natura, leggi che ovviamente le persone non possono discutere ma devono solo accettare – secondo il “Codice della Natura” – il regime risultante si chiamerebbe “democrazia”.

L’origine del pensiero moderno di tipo rivoluzionario, socialista e comunista, e’ quindi sin dal principio estremamente verticale. Non orizzontale come invece riteputo in modo insistente e pressoche’ ubiquitario. Quindi, in questa luce, la verticalizzazione post-rivoluzionaria dei regimi politici che si rifanno al tipo di pensiero moderno socialista e comunista non dipende da utopie “orizzontali” che falliscono, che messe alla prova dei fatti o dell’applicazione concreta falliscono, come e’ stato invece ripetuto ad nauseam. Bensi’ dell’esito teorico esplicito dei principi e delle filosofie di fondo di tale pensiero rivoluzionario.

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Testi riscoperti includono l’utopia sotto forma di saggio ‘Vita in una tecnocrazia’ di Harold Loeb, del 1933, un testo dimenticato tanto e’ vero che una semplice ricerca anche in inglese mostra come sia stato citato in modo davvero molto scarso in ambito politico negli anni passati. Come scritto su PsyPolitics all’inizio del gennaio 2021 nel primo articolo di commento a questo libro, e’ stato notato da diversi autori come il movimento tecnocratico negli Stati Uniti presentasse similitudini – e, si puo’ qui aggiungere, persino contiguita’ personali – sia con il comunismo che con il fascismo internazionali.

Ben quattordici articoli (‘Un soviet di tecnici… in America?”) sono stati scritti per analizzare questo testo fondamentale per capire la fase che stiamo attraversando dal 2020 e il contesto storico in cui venne scritto, incluso il fatto che la compagnia Kuhn Loeb & Co. che faceva capo alla famiglia di Loeb sia stata tra i principali finanziatori delle rivoluzioni russa del 1905 e bolscevica del 1917. Il testo, a mia conoscenza, non e’ mai stato tradotto in italiano quindi e’ risultato interamente nuovo al pubblico in Italia, per quanto commentato in lingua inglese, e gia’ in alcuni casi questo testo riscoperto su PsyPolitics e’ stato citato come conseguenza, entrando cosi’ nel dibattito pubblico per la prima volta.

Harold Loeb arrivava a preconizzare l’uso sistematico di “visioni mistiche” (testuale) legate alla “tensione estatica” in modo tale che cittadini spoliticizzati accettassero quanto accadeva all’esterno mentre attraverso queste visioni “riprodotte a volonta'” potevano conoscere o, come scrisse esplicitamente, “pensare di conoscere il significato della vita”.

Loeb sosteneva nel libro apertamente l’uso della psichiatria con funzione politica (enfasi aggiunta): “Come ultimo provvedimento il certificato energetico” – una misura che puo’ ricordare l’attuale sistema di “credito sociale” in Cina – “potrebbe essere annullato. Questa punizione dovrebbe rivelarsi efficace nella maggior parte dei casi. Qualora un individuo si dimostri ostinatamente recalcitrante per ragioni oscure, gli psichiatri proverebbero a risolvere il problema”.

Nel riferirsi all’atteggiamento degli statunitensi rispetto al capitalismo, usava la metafora della malattia e della negazione della malattia: “Gli americani, la loro fede nel capitalismo intatta, negano la malattia”. Il disprezzo della politica emerge con prepotenza: “L’unica funzione della politica convenzionale sarebbe quella di “spettacolo” per intrattenere il pubblico: “ricevere ospiti illustri, posare pietre angolari, fare discorsi sui diritti dell’uomo, sull’iniziativa americana, sulla giustizia. I suoi incarichi sarebbero elettivi, solleticando così l’ego di coloro a cui piace pensare di dirigere le cose. Pagliacci di spicco saranno, senza dubbio, eletti di frequente”. Sulla proprieta’: “L’uomo automaticamente attacca al suo ego elementi estranei e li chiama suoi”. Sulla democrazia: “Le alterazioni strutturali sono radicali ma semplici. In primo luogo, l’attuale tendenza a fondere le unità concorrenti in ciascun settore deve essere portata a compimento“. “I monopoli aziendali sarebbero il governo”. “Un sistema assolutamente antidemocratico!” Sui test sanitari: “Alcuni individui considerano l’esame sanitario periodico un’invasione dei loro diritti privati; ma tali invasioni non si risentono a lungo”. “È solo la diffidenza dei poveri, ai quali l’esperienza insegna a non aspettarsi alcun bene dall’ignoto, che li rende recalcitranti ai consigli medici”. “Con i medici che assumessero il ruolo intimo di consulenti familiari, i deficienti mentali verrebbero inevitabilmente riconosciuti. Se sospettati di tendenze pericolose, le loro abitudini verrebbero tenute sotto osservazione; quando necessario, le loro azioni contenute”. Sull’arte e le strettamente connesse psico-discipline: “L’uomo e il suo ambiente agiscono l’uno sull’altro. Entrambi sono alterati nel processo”. “Alcuni uomini lavorano sul mondo esterno. Il rimodellamento della crosta terrestre per renderla più congeniale alla vita umana e l’uso di materiali naturali per soddisfare i bisogni fisici sono funzioni degli uomini d’azione”. “Altri uomini rimodellano la natura umana. Il loro tentativo è di adattare l’uomo al suo ambiente e non viceversa. La trasmutazione della natura dell’uomo, lo sviluppo delle sue percezioni in modo che sia in grado di sintonizzarsi con quelle armonie interiori che danno valore alla vita, il digerire i fenomeni affinché invece della paura e del disgusto diano piacere“. “Per arte… intendo lo sviluppo di quelle facoltà mediante le quali l’uomo si adatta al suo ambiente”. Sulla necessita’ di lavorare sul dentro e non sul fuori: “L’energia umana, applicata alla ricerca di modi di vita che soddisfino, alla creazione di valori che elevino lo spirito, può migliorare la sorte dell’uomo sulla terra nella stessa sfera psichica interna, come il genio dell’uomo, diretto alla conquista del mondo materiale esterno, ha migliorato le condizioni della sua esistenza fisica”. “Una tecnocrazia cercherebbe di liberare quel grande surplus di energia vitale che ora si sta consumando, inutilmente, nel gioco degli affari, e reindirizzarlo verso canali inesplorati”. Sul disadattamento, auspicava un “lavoro di ricerca, diretto alla scoperta delle cause dei disadattamenti psichici“. Sulla tirannia: “A prima vista, la tirannia, a causa della tendenza umana ad ubriacarsi di potere, sembrerebbe una grave minaccia per la tecnocrazia. La nostra attuale costituzione è così preoccupata di difendersi da questa minaccia che l’azione esecutiva è fortemente ostacolata. In effetti, l’azione sarebbe quasi impossibile se ogni requisito legale fosse rispettato coscienziosamente. In una tecnocrazia non ci sarebbero controlli legali sulla tirannia”. Sui tabu’: “Ora che abbiamo imbrigliato il fulmine, frenato la peste e aggirato il diluvio, sembrerebbe ragionevole esaminare ancora una volta i tabù che originariamente erano destinati a propiziare una divinità terribile e capricciosa”.

Sull’ “Avvento della Tecnocrazia” (testuale) descritto in termini quasi messianici e sulla necessita’ di pianificare la rivoluzione, con relativa descrizione dei passi necessari da effettuare nella pianificazione della rivoluzione: “Probabilmente l’unico evento in grado di provocare un cambiamento così fondamentale sarebbe un grande collasso. Solo se l’attuale apparato di produzione e distribuzione dovesse definitivamente crollare, solo se la fame e il freddo dovessero spronare le menti della maggioranza della nazione a un’attività insolita, una rivoluzione in conflitto con quasi tutte le credenze attuali potrebbe prendere slancio“. “Dal momento che la rivoluzione non dovrebbe essere né desiderata né aspettata ora, e poiché la trasformazione dal capitalismo alla tecnocrazia è così drastica che alcune sue fasi saranno certamente considerate di natura rivoluzionaria, ci si può chiedere quali passi preliminari dovrebbero essere presi per prepararsi ai momenti cruciali”. “La rivoluzione, come dice Trotsky, può avvenire solo quando la classe al potere è sopravvissuta alla sua utilità e quindi è diventata marcia“. “Di conseguenza, il capitale è stato privato della sua funzione anche se la realizzazione di ciò potrebbe non filtrare immediatamente attraverso la coscienza di gruppo”.

Vita in una Tecnocrazia, di Harold Loeb. The Viking Press, New York 1933

‘Vita in una Tecnocrazia’ andrebbe tradotto e pubblicato in italiano, una proposta che ci si augura possa trovare un riscontro. Come ho avuto modo di scrivere, e’ ravvisabile nel testo una visione gnosticheggiante. A questo testo, e anche questa puo’ essere considerata a suo modo una scoperta, si puo’ a mio avviso far risalire l’idea che in anni piu’ recenti e’ stata formulata come ‘realismo capitalista’. Loeb scrisse nel 1933: “l’alternativa al capitalismo è così spaventosa da non poter essere nemmeno immaginata?”

Per quanto mi riguarda la ascoltai per la prima volta attraverso un documentario su Žižek al Brattle Theatre di Cambridge, Massachusetts circa quindici anni fa e poi dieci anni dopo in Gran Bretagna attraverso gli scritti di Mark Fisher – tra i teorizzatori importanti nel cosiddetto ‘comunismo acido’. Piu’ tardi un saggio utopico di per sé non originale a mio avviso ma che gia’ dal titolo riprende una idea sempre piu’ in voga oggi, ovvero Comunismo di Lusso Completamente Automatizzato (2018) di Bastani, testo che si avvicina piu’ volte ai tecnocrati degli anni ’20 e ’30 cosi’ come a Loeb in particolare senza tuttavia citarli esplicitamente.

Fino a che punto un capitalismo che si cinesizza puo’ vedere la convergenza teorica di ‘comunismo acido’ e ‘completamente automatizzato’ da una parte e di ‘cypsy capitalism’ o ‘capitalismo cyber-psichedelico’ dall’altra?

Su questa falsariga della lettura legata alla storia del movimento tecnocratico anche negli Stati Uniti tra le due guerre, in una intervista TV nel 2020 su “politica, linguaggio medico-psicologico e tecnocrazia” ribadivo quanto segue (enfasi aggiunta): “la tecnocrazia quindi il governo per così dire dei tecnici viene da lontano. Quindi nasce da, diciamo molte delle idee nascono all’inizio dell’ottocento con Saint-Simon. Poi la parola, nel 1919 un ingegnere americano pubblica anche un libro [o meglio un saggio, ndr], proprio Tecnocrazia, in cui viene data rilevanza per esempio all’importanza dell’automazione nella società e a un approccio di tipo proprio ingegneristico, di ingegneria sociale.  Quindi non è inopportuno parlare di ingegneria sociale, questi erano ingegneri. Nel periodo tra le due guerre il movimento tecnocratico diventa molto importante anche negli Stati Uniti e quindi è un movimento in un certo senso anti-politico perché – ai tempi c’erano anche medici, c’erano proprio psichiatri, è una storia molto molto ben documentata diciamo – che si proponevano di, come dire, curare la società.”

Per chiarire come la combinazione di questi temi, del tutto inusuale fino al 2020, si stia affermando, basti guardare al titolo e alla descrizione di un nuovo corso dell’anno accademico 2021-2022 alla London School of Economics: Tecnocrazia, ingegneria sociale e politica nell’era delle guerre mondiali, 1914-1945. “Questo corso esplora il rapporto tra tecnocrazia, ingegneria sociale e politica nel periodo delle due guerre mondiali. La guerra industriale, i conflitti sociali e l’instabilità economica hanno portato scienziati ed esperti tecnici ad acquisire una forte influenza politica. L’emergere della tecnocrazia, tuttavia, ha significato più che trovare soluzioni “tecniche” ai problemi sociali ed economici. Era legato alla crisi fondamentale della democrazia parlamentare e alla comparsa di movimenti autoritari. Sia il regime fascista che quello socialista adottarono concetti tecnocratici per migliorare l’efficienza economica e controllare i conflitti sociali. Tuttavia, durante la Grande Depressione, i movimenti tecnocratici hanno guadagnato terreno anche nelle società democratiche, in particolare negli Stati Uniti durante il “New Deal”.

Entrambe le utopie sopramenzionate, il Codice della Natura del 1755 e Vita in una Tecnocrazia del 1933 – sino ad oggi assenti dal dibattito pubblico – sono stati trovati studiando le utopie, il primo in Utopianism, a very short introduction, OUP 2010 di Sargent e il secondo in Storia dell’Utopia, Edizioni Mediterranee 2002 di Servier.

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Ancora, su PsyPolitics si e’ parlato di un testo molto poco discusso per la sua importanza rispetto agli eventi attuali, soprattutto vista la trasformazione cyber-psichedelica del capitalismo, ovvero ‘Il Fenomeno Umano’ del prete gesuita De Chardin, del 1955, portandolo all’attenzione del pubblico italiano che segue il blog – per quanto l’articolo sia in inglese e non tradotto per adesso. Si e’ messa in evidenza anche la prefazione inglese al libro di Sir Julian Huxley, primo direttore UNESCO, fratello di Aldous Leonard Huxley e padre di Francis Huxley, questi due ultimi importanti nella storia degli allucinogeni in Occidente durante il secolo scorso. Francis Huxley e’ stato sino ad oggi semi-sconosciuto rispetto alla sua importanza, certamente in Italia ma in parte anche nel mondo anglofono. Il libro di De Chardin e’ stato trovato studiando Eric Voegelin e la rilevanza corrente di alcune sue considerazioni sul rapporto tra politica, scienza e l’eresia cristiana dello gnosticismo successivamente nelle sue possibili forme secolarizzate.

Altri libri e documenti dimenticati o quasi – su cui si e’ posta l’attenzione ripetutamente su PsyPolitics – sono [a] il documento Salute Mentale e Cittadinanza Mondiale, redatto a Londra nel 1948 sotto la direzione di John Rawlings Rees; [b] il libro di Zbigniew Brzezinsky del 1969-70 nel quale per altro si parla non solo moltissimo in termini psicologici ma persino con i termini che usiamo oggi in fatto di social media digitali (osservazione basata sul testo presentato a Londra 2019 e che si fa qui esplicitamente per la prima volta), Tra due ere: il ruolo dell’America nell’eta’ tecnetronica; [c] Medicina Psicosociale, Uno Studio della Società Malata di James L. Halliday, del 1948; e il libro solo marginalmente menzionato [d] La societa’ psichiatrica di Castel, Castel e Lovell, tradotto in inglese e pubblicato dalla Columbia University Press nel 1982.

In ‘Tra due ere’ Brzezinski afferma: “Il nazionalismo personalizzo’ cosi’ tanto i sentimenti di comunita’, che la nazione divento’ un’estensione dell’ego”. Di cosa parlano oggi i promotori di allucinogeni per le masse? Come formulato a Londra 2019, i promotori di allucinogeni parlano proprio di “dissoluzione” o “morte dell’ego” psicoanalitico e quindi parlano come “globalisti”. Un evidente collegamento tra “rivoluzione individuale” della psiche o dello spririto e Rivoluzione Globalista politica.

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Infine, alcuni vecchi articoli sono stati ripubblicati. Dal sito de l’Occidentale, un articolo sulla Rivoluzione Ultima di Huxley legato al tema degli allucinogeni e alla loro dimensione politica e una recensione del film hollywoodiano Joker, intitolata “Benvenuti nell’era della psichiatria politica globale”. Anche questa del 2019 con uno pseudonimo, con taglio fortemente psico-politico e un richiamo conclusivo esplicito alla “Rivoluzione Globalista prossima ventura”. E dal blog della rivista mensile OK La salute prima di tutto – della Rizzoli Corriere della Sera, RCS – su temi quali la storia della cocaina in medicina o l’epidemia della diagnosi psichiatrica chiamata ADHD nel baseball statunitense.

Oltre alla recensione di Joker, il film Indagine di Petri del 1970 e’ stato recensito a mezzo secolo dall’uscita e si e’ proposta la categoria di cinema psico-politico per caratterizzare questo come altri film, per esempio della stagione del cinema politco italiano degli anni ’70.

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La sezione delle News, che meriterebbe una discussione a parte, ha permesso di porre all’attenzione l’emergente quadro di psichiatrizzazione della societa’ e della politica cosi’ come prefigurato a Londra nel 2019. I lettori di PsyPolitics sono invitati a provare a consultarla regolarmente a meta’ pagina.

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Articoli e temi apparsi su PsyPolitics hanno riscosso interesse sulla stampa nazionale italiana, su il Giornale.it in due occasioni ma anche su altri blog, si pensi solo al sito internazionale basato in Australia Foucault News, che ha ripreso articoli pubblicati da PsyPolitics – inclusi due prima dell’apertura formale a giugno 2020 – per otto volte in meno di due anni, e in TV con due interviste sul digitale terrestre della Toscana a 50Canale.

Riuscendo nei primi mesi di pubblicazione anche a mettere a segno due scoop giornalistici per l’Italia: la quotazione in borsa al Nasdaq della prima compagnia di allucinogeni quotata al mondo, Compass Pathways – nemmeno ilSole24Ore, quotidiano di Confindustria, diede la notizia – e il fatto che Zuckerberg, ufficialmente fondatore e proprietario del sito Facebook, abbia personalmente finanziato la riuscita campagna per la depenalizzazione praticamente di tutte le droghe, incluse quelle allucinogene, nello stato americano dell’ Oregon. A questo si aggiungeva la notizia clamorosa ma data con scarsissima enfasi sui media del referendum che nella capitale degli Stati Uniti d’America, Washington D.C., depenalizzava l’uso di piante e funghi allucinogeni. Notizie di grande rilievo ma ad oggi ancora poco circolate e conosciute.

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Sono troppi i ringraziamenti che dovrei fare, poiche’ nessun lavoro e’ mai meramente individuale. Chi ha interagito con me in questi anni ha piu’ o meno consapevolmente contribuito a questo lavoro e quindi a ciascuno va il mio piu’ sentito grazie.

Molto resta da fare e tanti temi di grande rilevanza in una societa’ sempre piu’ globalizzata e psichiatrizzata – entrambi fenomeni in cui il digitale gioca un ruolo chiave – attendono tempo e lavoro dedicati. Ad esempio temi quali il rapporto tra nascita della psichiatria e rivoluzioni politiche, oppure quello tra psicologia industriale, automazione e psichiatria di comunita’. Mentre negli anni ’70 in Italia si parlava della Costituzione che doveva entrare in fabbrica, adesso stiamo assistendo al processo inverso per il quale la fabbrica entra nella Costituzione, ovvero i processi sperimentati in fabbrica per il controllo dei lavoratori sono sempre piu’ applicati alla societa’ nel suo complesso arrivando ad aggirare e superare diritti e doveri sanciti nelle costituzioni scritte, fondamento dei moderni stati-nazione.

Importante sarebbe approfondire chi siano stati e soprattutto come e dove si siano formati i maestri cinesi di Mao. Meriterebbe anche di essere preso in seria considerazione il commento di Murray su Hitler e la scuola di psichiatria di Monaco. Sarebbe anche importante approfondire le radici e le funzioni riferibili alle psico-discipline dei concetti di ‘neolingua’ e ‘bispensiero’ in Orwell cosi’ come le origini del simbolo socialista e comunista della ‘stella rossa’ anche alla luce del titolo dell’omonima utopia sotto forma di racconto (1908) – la prima di era sovietica – dello psichiatra Bogdanov.

La Stella Rossa (Utopia, 1908), di Alexander Bogdanov. Soviet di Pietrogrado, Pietrogrado 1918
Edizioni, Copertine, Traduzioni. – Biblioteca Alexander Bogdanov

Ci sono anche rimasti diversi video ancora da trascrivere, incluso quello di Londra 2019, quello del seminario universitario online sul rapporto tra legge e tecniche anche mediche e psicologiche del maggio 2020, e la seconda intervista TV del 2020. Cosi’ come ci sono rimasti alcuni libri da recensire usciti durante l’anno passato. Il tema della follia e della salute mentale sta esplodendo anche in riferimento piu’ o meno diretto alla dimensione politica e le pubblicazioni relative, che talora lasciano a desiderare in quanto ad accuratezza o comprensione dei fenomeni descritti, iniziano ad essere cosi’ frequenti da far diventare difficile anche solo sapere delle piu’ importanti. Come gia’ accaduto, segnalazioni anche di libri da leggere ed eventualmente da recensire, saranno certamente le benvenute.

Alcune serie di articoli restano da completare, come la serie su Vita in una tecnocrazia, che manca dell’ultimo articolo conclusivo, quella sul saggio del direttore di Lancet, e quella in cui parlo dell’immagine che fa da sfondo a PsyPolitics, ovvero l’allegoria del Buon Governo del Lorenzetti.

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E’ possibile capire la caotica politica contemporanea attraverso lo studio della storia della psichiatria e delle psicodiscipline? La domanda, apparentemente forse assurda, a mio avviso ha una risposta affermativa. PsyPolitics cerca di rispondere a questa domanda. La tesi di fondo e’ che in una societa’ che viene sempre piu’ psichiatrizzata lo studio della storia delle psicodiscipline e’ infatti una delle chiavi di lettura fondamentali.

Individuare, articolare e discutere le radici profondamente politiche delle psicodiscipline resta una esigenza urgente in una fase di Rivoluzione Globalista dai risvolti sempre piu’ chiaramente tecnocratici e totalitari, una prospettiva che per prima e’ stata presentata proprio su PsyPolitics e a Londra nell’estate del 2019, quindi in assenza di pandemia virale.

La tendenza asintotica pare essere verso una “matrix” (matrice, termine usato anche da Huxely nell’utopia sotto forma di racconto del 1962 L’isola, osservazione che si fa qui per la prima volta) cyber-psichedelica, ovvero allucinogena e cibernetica – con digitale e virtuale – che si avvale delle infrastrutture digitali e delle tecnologie invasive e pervasive emerse negli anni precedenti il 2020, pronte e prepotentemente impostesi durante e dopo lo scoppio della pandemia globale.

C’e’ chi ha parlato anche in Italia di fine della globalizzazione ignorando come si sia invece passati alla ben piu’ radicale globalizzazione digitale.

Un rovesciamento del mito della caverna di Platone: anziche’ essere liberati dalla prigionia dei sensi e delle percezioni veicolate attraverso la cultura, la societa’, la storia, ovvero attraverso l’ego psicoanalitico – come sosteneva ad esempio il guru dell’LSD, lo psicologo Leary – i cittadini trasformati in pazienti vengono sempre piu’ isolati tra loro, distanziati, fatti operare attraverso il digitale ovvero a distanza, e vengono cosi’ infilati in una caverna di isolamento digitale, virtuale e tra non molto letteralmente allucinogena. I concetti di schiavitu’ e di liberta’ vengono cosi’ invertiti. L’unica liberta’ sarebbe quella collettiva in questo contesto e non piu’ quella dell’individuo autonomo.

Dal paradigma individualista in cui la liberta’ del cittadino nel mondo esterno – nei limiti della legge morale e della legge codificata – e’ il valore supremo, lo stesso capitalismo si sta trasformando adottando un paradigma collettivista in cui la liberta’ individuale e’ rappresentata come negativa in quanto rischiosa per sé e per gli altri (un leitmotiv psichiatrico) e l’unica vera liberta’ si troverebbe in stessi, dovendo quindi effettuare una “rivoluzione individuale”, e nel collettivo sempre piu’ digitalizzato.

Il cittadino non sarebbe piu’ neanche primariamente sovrano non solo sul proprio territorio ma persino sul proprio corpo, il quale essendo rappresentato come una cellula dell’organismo collettivo, diventerebbe in questo modo il corpo di un paziente parte di un corpo collettivo asociale. In questo contesto e’ da notare la sempre piu’ frequente rappresentazione sui media della societa’ come organismo, prima in senso metaforico e poi sempre piu’ letterale, quindi bisognosa non piu’ tanto di politiche anche economiche o fiscali quanto di “cure” (es. decreto “Cura Italia”) da parte di dottori e psico-esperti.

La societa’ che ampiamente si autoregolava – anche in economia ad esempio attraverso il sistema dei prezzi – verrebbe regolata sempre piu’ da un “sistema nervoso” digitale, dovendo ogni “cellula” ricevere input dal “cervello” di una ristrettissima cerchia di filosofi-scienziati forse in modo non troppo dissimile dalla Repubblica di Platone, da un soviet o da un Comitato Tecnico Scientifico.

PsyPolitics intende continuare nell’analisi dei prepotenti fenomeni politici oggi in corso.

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“Nel firmamento della beatitudine e della comprensione, come pipistrelli contro il tramonto, c’era un selvaggio incrociarsi di nozioni ricordate e postumi di sentimenti passati. Pensieri pipistrelli di Plotino e degli gnostici, dell’Uno e delle sue emanazioni, giù, giù nell’orrore più fitto. E poi sentimenti di rabbia e disgusto da pipistrello, mentre gli orrori si infittivano diventavano ricordi specifici di ciò che William Asquith Farnaby, essenzialmente inesistente, aveva visto e fatto, inflitto e sofferto.

Ma dietro e intorno e in qualche modo anche all’interno di quei tremolanti ricordi c’era il firmamento della beatitudine, della pace e della comprensione. Potrebbero esserci alcuni pipistrelli nel cielo al tramonto; ma restava il fatto che il terribile miracolo della creazione era stato capovolto. Da un sé preternaturalmente miserabile e delinquente era stato disfatto in mente pura, mente nel suo stato naturale, illimitata, indifferenziata, luminosamente beata, comprensione inconsapevole…

L’illuminazione interiore è stata inghiottita da un altro tipo di luce. La fontana delle forme, i globi colorati nelle loro disposizioni consapevoli e i reticoli volutamente mutevoli hanno dato luogo a una composizione statica di montanti e diagonali, di piani piatti e cilindri curvi, tutti scolpiti in un materiale che sembrava agata vivente, e tutti emergenti da una matrice di madreperla viva e pulsante.

Come un cieco appena guarito e di fronte per la prima volta al mistero della luce e del colore, guardava con stupore incomprensibile.”

Aldous Leonard Huxley – L’isola (1962)

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Cite this article as: Federico Soldani, "Un anno di PsyPolitics (2021)," in PsyPolitics, October 6, 2021, https://psypolitics.org/2021/10/06/un-anno-di-psypolitics-2021/.

Last Updated on October 30, 2021 by Federico Soldani

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