‘Geo’, ‘bio’ e ‘psico’ politica (2021)

Che cos’e’ la psicopolitica?

di Federico Soldani – 27 Settembre 2021

Questo articolo si propone di introdurre i termini – e relativi concetti – di psicopolitica e psypolitics.

Come scritto in precedenza sul blog PsyPolitics, la psicologia politica applica le conoscenze acquisite attraverso la ricerca in psicologia alla comprensione dei fenomeni politici, quindi si puo’ affermare che psicologizzi la ricerca nell’ambito delle scienze politiche.

Al contrario, quando si parla di bio-politica (per esempio M. Foucault) o di psico-politica (termine di uso non comune e di incerta definizione) si tende a fare un’operazione in un certo senso opposta, ovvero si politicizzano i provvedimenti e le pratiche che fanno riferimento alla salute fisica e/o mentale della popolazione.

Nel primo caso, quello della psicologia politica, si usa la visuale psicologica per studiare i fenomeni politici, sopratutto in un ambito di studio e ricerca.

Nel secondo caso, quello della biopolitica, si usa la visuale politica per studiare i fenomeni relativi a provvedimenti e pratiche per la salute fisica e/o mentale della popolazione.

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Al giorno d’oggi, durante l’ultimo anno e mezzo, autori senza alcuna familiarità con il lavoro e le idee dell’autore francese Michel Foucault hanno iniziato a parlare – a causa della pandemia di coronavirus e soprattutto dei media e delle risposte dei governi a questa pandemia – di biopolitica. Un concetto che è stato menzionato da autori prima di Foucault ma che egli sviluppo’ nei suoi cicli di lezioni Bisogna difendere la società del 1975-76 e successivamente Nascita della biopolitica del 1978-79.

È importante sottolineare – e questo è notevole a mio avviso – che inizialmente durante la sua carriera accademica Foucault lavoro’ sulla psicologia e sulla psichiatria. In effetti, le sue primissime pubblicazioni furono Malattia mentale e personalita’ (Maladie mentale et Personnalité, 1954) e Follia e Sragione – Storia della follia nell’età classica (Folie et Déraison: histoire de la folie à l’âge classique, 1961).

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In questo articolo – parte di un work-in-progress – si sostiene che per riferirsi in ambito biopolitico all’aspetto mentale e delle discipline cosiddette ‘psi’, in inglese il temine psypolitics e’ da preferire al precedentemente e sporadicamente usato psychopolitics. In italiano il termine psicopolitica appare sufficientemente adeguato.

I termini nuovi si possono prestare a problemi di svariato tipo, forse soprattutto in un periodo storico come quello attuale che vede il proliferare continuo e pluriquotidiano di nuovi termini anche in lingue diverse dalla propria – primariamente l’inglese. Uno degli effetti che talora termini nuovi possono generare e’ quello di non mostrare la genealogia dei concetti che si vorrebbero veicolare. Quindi sara’ importante rendere il piu’ esplicita possible l’origine dei concetti alla base di un nuovo termine e spigare in dettaglio come il temine proposto sia scelto.

In inglese il temine proposto e’ ‘psypolitics’ mentre in Italiano e’ ‘psicopolitica’.

Psypolitics e’ un termine che intende essere del tutto nuovo. Precedenti usi sporadici possono essere anche presi in considerazione in quanto ad analisi storica dell’uso di questa locuzione, per esempio sul Web, ad ogni modo non hanno influenzato la scelta e la proposta del termine. Psypolitics include in parte e intende superare il vecchio termine – psychopolitics, usato in diversi e disparati contesti – e certamente si rifa’ anche alla dimensione biopolitica cosi’ come per esempio sviluppata da Foucault.

In inglese il termine psycho ha una connotazione negativa, essendo legato alla psicopatia. Inoltre psycho, mentre corrisponde alla parte iniziale dei termini psychology e psychoanalysis (ma non psychanalysis) e anche psychotherapy e psychopharmacology, non corrisponde esattamente a termini quali psychiatry o anche il sempre piu’ rilevante psychedelic. Inoltre esiste gia’ nel mondo anglofono l’espressione ‘psy disciplines’ per delineare le varie discipline che si occupano a vario titolo della psiche. L’uso di psy – piu’ semplice e inclusivo di psycho e anche piu’ in linea con il diffuso prefisso bio di biopolitics – puo’ apparire preferibile.

Il termine in Italiano – psicopolitica – non e’ del tutto nuovo ma appare comunque la scelta migliore: psi-politica non suona bene, visto che psi non si usa come invece bio (per esempio c’e’ la bio-logia non la psi-logia) e il prefissoide psico in italiano non denota psicopatia (se sei escludono alcune recenti eccezioni, probabilmente mutuate dall’uso in inglese) come invece il temine psycho in inglese (si pensi anche soltanto al film Psycho di Hitchcock del 1960 o al romanzo American Psycho di Ellis del 1991). Naturalmente non corrisponde perfettamente con termini quali psichiatria o psichedelico, corrispondendo invece con psicologia, psicoanalisi (ma non psicanalisi), psicofarmacologia e psicoterapia.

Mentre in passato si e’ usato il termine biopolitica per includere sia gli aspetti bio che in parte quelli psico, oggi appare opportuno per svariate ragioni usare un temine dedicato all’aspetto mentale e delle discipline pertinenti.

C’e’ chi ha parlato – in relazione a un aspetto forse piu’ generale ma sicuramente meno tecnico – di politiche dello spirito o del pneuma, ma questo per quanto sia un aspetto correlato alla psiche non e’ legato alla dimensione tecnica delle psicodiscipline. Le psicodiscipline sono talvolta presentate, soprattutto da chi propugna una loro espansione a tutta la societa’ – oggi molto in voga – in contrapposizione alla tecnica, ma questa appare come una posizione difficile da sostenere e in un certo senso sconfinante nella dimensione spirituale. Le psicodiscipline – incluse le relative pratiche professionali come ad esempio le psicoterapie – sono tecniche.

Questo articolo sostiene dunque la necessita’ di lavorare a una definizione e articolazione dello studio delle politiche della psiche e delle psicodiscipline, un nuovo ambito disciplinare per il quale qui si propongono i termini ‘psypolitics’ in inglese e ‘psicopolitica’ in italiano.

E’ interessante notare come diversi autori abbiano in precedenza scritto sia di psychopolitics (es. Greenblatt negli Stati Uniti) sia di psicopolitica (es. De Marchi in Italia), addirittura come se fossero i primi ad aver sviluppato questi concetti, senza tuttavia che tali proponimenti, anche da parte di personaggi molto in vista sotto il profilo accademico o medico, abbiano portato a ulteriori sviluppi di una disciplina. E’ possible che il tema della psicopolitica sia cosi’ delicato e sensibile al punto di far preferire di non affrontarlo in modo sistematico o esplicito, per esempio in ambito universitario?

In questa ottica sara’ anche necessario effettuare uno studio genealogico, filologico e storico sia dei termini sia dei concetti precedentemente usati quali ‘psychopolitics’ in inglese e ‘psicopolitica’ in Italiano.

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In modo sempre piu’ frequente oggi, ma anche in passato, la dimensione globale della politica viene accomunata alla dimensione biologica e mentale, addirittura individuale. Per esempio nel documento citato piu’ volte su PsyPolitics “A LARGER US” 2019 del Progetto di Psicologia Collettiva basato a Londra. In questo contesto si puo’ rilevare come i termini geopolitica e biopolitica furono inizialmente usati entrambi dal medesimo autore all’inizio del XX secolo.

Il temine biopolitica fu usato dallo scienziato politico, statistico, geografo e politico svedese Rudolf Kjellén. Egli uso’ anche il termine geopolitica ed e’ considerato tra i padri fondatori della disciplina che porta questo nome. In Le grandi potenze di oggi (1905) introdusse il termine biopolitica nella sua opera e piu’ tardi il suo Lo Stato come forma di vita (1916) contribui’ allo sviluppo e diffusione del termine: nelle sue intenzioni doveva delinare una nuova disciplina che lui “battezzava” (sic) con il nome di biopolitica.

Il primo uso a cui si puo’ risalire del termine psicopolitica fu del giurista tedesco esperto di diritto internazionale Heinrich Rogge in La psicopolitica e il problema del leader (Psychopolitik und Führerproblem, 1925). La prominenza di Rogge e’ testimoniata anche dalle recensioni che almeno dal 1934 al 1937 i suoi scritti su Hitler e sulla prospettiva della pace in Europa ottennero sulla rivista Foreign Affairs, dello statunitense Council on Foreign Relations (CFR).

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Cite this article as: Federico Soldani, "‘Geo’, ‘bio’ e ‘psico’ politica (2021)," in PsyPolitics, September 27, 2021, https://psypolitics.org/2021/09/27/geo-bio-e-psico-politica-2021/.

Last Updated on September 28, 2021 by Federico Soldani

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