Una visita a casa Freud /2 (2010)

di Federico Soldani

(Pubblicato originariamente nel maggio 2010 per il blog RCS – Rizzoli Corriere della Sera – OK La Salute Prima di Tutto.  Link originale non più disponibile, qui la copia dell’ articolo originale su archive.org)

Nel post precedente eravamo rimasti nello studio di Freud, al piano terreno della casa-museo di 20 Maresfield Gardens a Londra. Appesi ai muri e ad alcune delle librerie si trovano i ritratti di persone care al fondatore della psicoanalisi tra cui la Principessa Marie Bonaparte e Lou Andreas-Salomé, entrambe sue allieve. Mentre nello studio di Vienna, sopra il lettino per i pazienti (interessante notare come in inglese si parli di divano, couch, piuttosto che di lettino) campeggiava un quadro a tema egizio, nello studio di Londra il posto d’onore è riservato a uno dei momenti fondativi della psichiatria, ormai parte dell’iconografia classica: il famoso neurologo parigino Jean-Martin Charcot, presso cui Freud studiò all’ospedale Salpêtrière tra il 1885 e il 1886, mostra agli astanti un caso di paralisi isterica. La paziente viene sorretta dall’allievo prediletto di Charcot, Joseph Babinski, mentre il maestro pratica la tecnica dell’ipnosi. 

The painting “A Clinical Lesson at the Salpêtrière” by Pierre Aristide André Brouillet. This painting shows Charcot demonstrating hypnosis on a “hysterical” Salpêtrière patient, “Blanche” (Marie “Blanche” Wittmann), who is supported by Dr. Joseph Babiński (rear). Note the similarity to the illustration of opisthotonus (tetanus) on the back wall. Jean-Martin Charcot – Wikipedia

Continuando a osservare i quadri nello studio di Freud, vicino alla porta-finestra quasi non si nota un piccolo ritratto dell’amico e collega Ernst von Fleischl-Marxow, un uomo per il quale Freud nutrì un’immensa ammirazione e che fu lo sfortunato protagonista di ciò che Ernst Jones chiamo’ “l’episodio della cocaina”, al quale abbiamo accennato in un post di qualche mese fa. 

Sigmund Freud ebbe un ruolo centrale nel promuovere la ricerca sugli usi medici della cocaina così come alcuni impieghi non strettamente medici della sostanza: il suo saggio “Über Coca” (Sulla Coca) del 1884 è una summa di quanto sul finire dell’800 si potesse conoscere riguardo alla pianta della coca e agli effetti dell’alcaloide estratto dalle foglie, il principio attivo della cocaina. 

Freud infatti aveva compreso, mentre studiava l’allora poco conosciuto alcaloide, che ordinava a caro prezzo dalla casa produttrice tedesca Merck, il potenziale uso della cocaina per alleviare il dolore a livello delle mucose: fece cenno di queste proprietà analgesiche ai colleghi Carl Koller e Leopold Königstein. Quando Freud si assentò da Vienna per fare visita alla futura moglie Martha, Koller compì gli esperimenti decisivi per dimostrare l’impiego della cocaina come anestetico locale nella chirurgia dell’occhio. Insomma per un soffio Freud mancò una scoperta scientifica clamorosa

Al ritorno di Freud a Vienna, Koller aveva già presentato la scoperta al convegno della Società Oftalmologica di Heidelberg il 15 settembre 1884: era nata l’anestesia locale

Uno storico della psicofarmacologia come lo psichiatra di Yale Robert Byck (curatore della monografia “Cocaine Papers”), annovera Freud tra i padri fondatori della psicofarmacologia clinica per le descrizioni che ci ha lasciato circa gli effetti somatici e psichici della cocaina che ebbe modo di riscontrare ripetutamente su se stesso. A fine ’800 infatti si considerava che la sperimentazione su se stessi da parte dei ricercatori fosse un metodo di indagine scientifica valido e riportabile (si pensi, in un contesto differente, alla “Poison Squad”, la squadra antiveleni dalla quale nascerà la Food and Drug Administration statunitense, la FDA: i ricercatori parte del gruppo provavano su se stessi gli additivi chimici contenuti negli alimenti per testarne la possibile tossicità). Nel saggio “Über Coca” Freud fece una revisione ritenuta ad oggi davvero completa della letteratura scientifica dell’epoca, nella quale vengono riportati gli effetti esperiti in prima persona con la cocaina da diversi ricercatori, a cui egli aggiunse le proprie osservazioni sperimentali dettagliate. 

Il futuro padre della psicoanalisi non si limitò però a studiare la cocaina affermandosi come esperto e, ad esempio, fornendo una consulenza retribuita alla casa produttrice americana Parke, Davis, and Company nella quale stabilì l’equivalenza della cocaina prodotta dalla Parke-Davis rispetto a quella della Merck. Ma ne promosse anche l’uso presso familiari, amici e pazienti e ne spedì addirittura perposta alla fidanzata Martha Barnays, la quale certamente non soffriva di alcuna malattia che necessitasse di cure farmacologiche a base di cocaina. 

Memorabili a questo proposito sia la lettera che Sigmund scrisse a Martha descrivendo “Über Coca” come “un canto di elogio a questa magica sostanza”, sia la lettera in cui le raccontava di come la cocaina lo avesse reso brillante e gli avesse “sciolto la lingua” durante un invito a un dopo-cena, al quale era presente anche il neurologo Georges Gilles de la Tourette, nell’abitazione parigina di Charcot. Freud consigliava l’uso della cocaina, quasi fosse una panacea, per problemi anche molto diversi tra loro: stato di affaticamento, depressione, alcolismo, asma, indigestione, cachessia, calo della libido. 

Ne promosse l’uso medico persino come rimedio per la dipendenza da morfina, in buona parte sulla spinta di una serie di casi clinici trattati con apparente notevole successo e pubblicati sulla rivista medica “The Detroit Therapeutic Gazette”. Certamente ne sottovalutò la forte capacità di indurre dipendenza e ne pubblicizzò l’uso a tal punto che il suo collega Albrecht Erlenmeyer, esperto di dipendenza da morfina, si espresse enfaticamente in polemica con Freud parlando della cocaina come della “terza piaga dell’umanità”, in aggiunta ad alcool e morfina. 

Oggi sappiamo, cosa di cui Freud era ignaro, che la “Detroit Therapeutic Gazette” era una rivista sponsorizzata dalla Parke-Davis.

Mi sono posto due domande in proposito: quanto è stato importante il ruolo che casi sensazionali di guarigione, riportati su un giornale medico supportato in maniera non trasparente dalla casa produttrice Parke-Davis, esercitarono sulla convinzione che Freud si formò circa i molteplici usi “terapeutici” della cocaina? E quale può essere stato l’impatto degli effetti di questa sostanza stimolante sull’ideazione di alcuni dei temi, tra cui alcuni fortemente legati alla sfera sessuale, che sono centrali nello sviluppo della psicoanalisi

Stranamente l’audio-guida del museo non fa alcun cenno a Fleischl-Marxow, all’“episodio della cocaina” o al ruolo chiave che Freud ebbe nella storia dello studio e della pubblicizzazione della cocaina come “terapia” medica. Anche accedendo alla veranda della casa-museo, per passare in rassegna i libri della fornitissima selezione in vendita, si può notare come nessuno dei volumi esposti riguardi il periodo in cui Freud fu un acceso sostenitore dei possibili usi medici della sostanza. Il legame storico tra Freud e l’alcaloide sembra essere stato rimosso.  

(2 – secondo di due articoli, il primo qui e da archive.org qui)

Foto: ‘Cocaine Papers’, Anna Freud, Robert Byck, Sigmund Freud. New York: Meridian, 1975. First Paperback Edition.

Cite this article as: Federico Soldani, "Una visita a casa Freud /2 (2010)," in PsyPolitics, April 27, 2021, https://psypolitics.org/2021/04/27/una-visita-a-casa-freud-2-2010/.

Last Updated on April 28, 2021 by Federico Soldani

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