di Federico Soldani – 16 Agosto 2021
Il libro della storica Chiara Frugoni “Paradiso vista Inferno – Buon Governo e Tirannide nel Medioevo di Ambrogio Lorenzetti” (2019) edito dalla Societa’ Editrice il Mulino di Bologna e’ dedicato al ciclo di affreschi a tema civico che furono dipinti tra il 1338 e il 1339 nel Palazzo Pubblico della citta’ di Siena.
L’Allegoria del Buon Governo e’ anche la rappresentazione che si trova in apertura del sito e del blog PsyPolitics sin dalla sua nascita nel giugno 2020.
Gli anni in cui l’affresco venne commissionato e realizzato erano anche gli anni in cui si stava diffondendo la peste nera. Come si legge ad esampio su Wikipedia, accesso 16 agosto 2021 “una pandemia, quasi sicuramente di peste, generatasi in Asia centrale settentrionale durante gli anni trenta del XIV secolo e diffusasi in Europa a partire dal 1346, dando origine alla cosiddetta seconda pandemia di peste.”
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Nel Prologo del libro ci viene spiegato che “Nel Medioevo il diritto di essere rappresentati spettava abitualmente a protagonisti della storia della Chiesa oppure a laici di primo piano di cui conosciamo il nome e i fatti. La grande novita’ degli affreschi di Lorenzetti e’ che i rappresentanti sono invece tutti anonimi, persone comuni che svolgono occupazioni comuni.”
Sul sito del Comune di Siena si puo’ leggere che “Si tratta del primo ciclo profano della storia dell’arte e si sviluppa per vari gradi descrittivi con una meticolosa determinazione didascalica, come a dire che non vi dovesse essere alcun dubbio sulla comprensione del messaggio proposto.
L’Allegoria del Buon Governo “si basa sul concetto della divisione dei poteri tra il “Governo“, raffigurato attraverso un vecchio saggio vestito dei colori di Siena (bianco e nero), e la “Giustizia” dotata della simbolica bilancia. I due protagonisti dell’ amministrazione dello Stato agiscono sullo stesso piano, pur lavorando in ambiti diversi.”
“La sala incarna appieno la mentalità dei Nove, la forma di governo che più a lungo e meglio resse a Siena, dal 1287 al 1355, garantendole uno sviluppo economico e artistico con pochi eguali al mondo.
I Nove incaricarono nel 1337, Ambrogio Lorenzetti, che dopo la partenza di Simone Martini per la corte papale ad Avignone, era rimasto il principale interprete della Scuola senese, di decorare l’ambiente.
In esso i Nove ricevevano gli ospiti, volendo che fosse immediatamente chiaro quali erano gli ideali che ispiravano il loro agire.”
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“Come il fratello Pietro” – si legge sulla pagina Wikipedia in italiano – “anche Ambrogio Lorenzetti morì nel 1348” – anno in cui Boccaccio inizia la stesura del Decameron – “per la terribile ondata di pestilenza che decimò le popolazioni dell’Europa occidentale. Rimane infatti un testamento, scritto dall’artista il 9 giugno 1348, in cui Ambrogio dispone, in maniera convulsa e in lingua volgare (in genere si usavano convenzionali formule in lingua latina per i documenti notarili), che tutti i suoi averi andassero in eredità alla Compagnia della Vergine Maria, temendo la morte imminente di sé stesso, della moglie e delle sue tre figlie. Nel 1348 e nel 1349 alcuni beni di Ambrogio Lorenzetti risultano effettivamente venduti dalla Compagnia, potendosi concludere che la peste abbia davvero decimato la sua famiglia.”
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(1 – primo articolo di una serie)
[Nell’immagine all’inizio dell’articolo la cosiddetta Allegoria del Mal Governo – “come ancora impropriamente si dice”, ci informa l’autrice del libro – anche conosciuta come Allegoria della Tirannide]
Last Updated on September 7, 2021 by Federico Soldani