Biologia ed emozioni per ‘bio’ e ‘psico’ politiche globali (2020)

di Federico Soldani

Per governare globalmente, ovvero su piu’ territori e popoli (un tempo si sarebbe forse detto imperialmente, essendo un impero il governo su piu’ territori e popoli) e’ piu’ facile agire su cio’ che ci accomuna tutti piuttosto che sulle differenze.

Chiunque abbia viaggiato sa quanto possano differire le culture, le tradizioni, le religioni, le istituzioni umane, sociali, economiche, giuridiche, politiche.

Per citare un episodio personale, ricordo che quando dovevo decidere tra studiare giurisprudenza o medicina all’universita’, un argomento che mi convinse per la seconda fu proprio quando mi si fece notare che se avessi voluto viaggiare per il mio lavoro, cosa che poi effettivamente ho fatto, avrei dovuto considerare come gli ordinamenti giuridici varino anche di molto nel mondo, per cui di fondo ciascun esperto legale e’ tale solo nel proprio paese di formazione (infatti si fa il diritto comparato tra diversi paesi), mentre un medico e’ tale sostanzialmente ovunque.

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Interessante notare anche come alcune istituzioni giuridiche vengano in nome dell’efficienza e della supposta maggiore aderenza alla realta’ sempre piu’ psicologizzate. Soprattutto adesso con la pandemia 2020 e la prolungata chiusura dei tribunali.

Si pensi agli avvocati che si stanno riqualificando come conciliatori (mediatori civili in Italia) e fanno corsi di psicologia per prepararsi a queste funzioni da svolgere fuori dalle corti di giustizia. Solo pochi decenni fa, questa istituzione del mediatore / conciliatore non esisteva in Italia, come mi hanno confermato amici avvocati. Con il 2020 in Italia si puo’ persino fare la mediazione digitale, per via cosiddetta telematica.

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A proposito della sempre maggiore enfasi nei mass media e media digitali sulla psicologia, e in particolare su emozioni e percezioni, invece che sul contenuto delle idee e sul pensiero razionale applicato al vivere civile: un esempio e’ il parlare sempre piu’ anche degli uomini come esseri “senzienti”, anziche’ “pensanti”, in questo modo accomunandoli agli altri animali (nel paragonare diverse specie, in psicologia e nella scienza del comportamento si parla di psicologia comparata e di etologia anche umana, in biologia e medicina si puo’ parlare di biologia o anatomia comparate).

Mi pare pertinente citare un libro dell’800 e un film californiano recente.

Si tratta di L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali (in inglese: The Expression of the Emotions in Man and Animals, 1872) di Charles Darwin e del film della Pixar Inside Out (il titolo non e’ stato nemmeno tradotto nell’edizione italiana), vincitore del Premio Oscar per la sua categoria.

Dalla voce Wikipedia in italiano su L’espressione di Darwin (da cui le due immagini dell’articolo di paura umana e rabbia canina): “La problematica centrale del libro è, d’altra parte, se i movimenti dei muscoli facciali, quando siamo imbarazzati, tristi, adirati o sorpresi, siano acquisiti per apprendimento o innati. Darwin sostiene che tali emozioni visibili esteriormente sono diffuse in tutto il mondo e quindi innate, che anche altri organismi possiedono almeno alcune di queste emozioni e che determinati modi espressivi degli animali somigliano a quelli dell’uomo. Egli basa tra l’altro la sua argomentazione su osservazioni di informatori, che su sua richiesta descrissero le espressioni comportamentali dei cosiddetti “aborigeni” in regioni allora isolate:

«A proposito dell’uomo, sarebbe molto difficile trovare una spiegazione per certe espressioni, come il rizzarsi dei capelli sotto l’influenza di un terrore estremo, o lo scoprire i denti in un accesso di rabbia, se non ammettendo che un tempo l’uomo abbia vissuto in una condizione molto più bassa e più vicina a quella degli animali.»

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Il film d’animazione Inside Out del 2015 invece, ci fa vedere come i cinque protagonisti siano cinque emozioni con le quali si puo’ esprimere praticamente qualsiasi stato mentale. Una visione piuttosto standardizzata ma a mio avviso indicativa sotto il profilo culturale. Il film si avvalse di esperti in psicologia.

Dalla voce Wikipedia in italiano: “All’interno della mente di Riley Andersen, una ragazzina di undici anni che vive nel Minnesota, vivono cinque emozioni: Gioia, che garantisce la felicità alla ragazza; Disgusto, che si assicura che Riley non venga contaminata fisicamente e socialmente; Paura, che tiene Riley lontano dai pericoli; Rabbia, che impedisce che Riley subisca ingiustizie; Tristezza, il cui scopo non è chiaro.

Le cinque emozioni dirigono la mente di Riley all’interno di un quartier generale, agendo su una console piena di comandi. Ogni volta che un’emozione agisce quando Riley fa qualcosa, nasce un ricordo, dall’aspetto di una piccola sfera del colore dell’emozione che lo ha prodotto. La maggior parte dei ricordi viene spedita nella memoria a lungo termine alla fine di ogni giornata, mentre i ricordi più importanti, detti ricordi base, rimangono nel quartier generale, dove agiscono sulla mente della bambina definendone la personalità.”

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“Penso che Winston Churchill avesse assolutamente ragione quando ha detto che gli imperi del futuro sarebbero stati imperi della mente”, ha detto Boris Johnson, oggi premier britannico, in un discorso del 2016. “Nell’esprimere i nostri valori all’estero, credo che la Gran Bretagna globale sia una superpotenza del soft power”.

Last Updated on September 20, 2020 by Federico Soldani

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