“Un io disintegrato, un io “decostruito” che andrà a popolare le cliniche psichiatriche“
di Federico Soldani – 20 Marzo 2022
Il politologo Giovanni Sartori nella terza edizione del suo ‘Homo Videns’ (Laterza, 1999) intitolo’ una delle appendici aggiunte al testo pubblicato in precedenza (1997, 1998) “Dal video-bambino alla decostruzione dell’io”.
In questa appendice e in particolare nella conclusione di questa, cosi’ come in altro modo nel resto del libro, si soffermo’ su considerazioni esplicitamente psico-politiche di grande interesse, soprattuto oggi con la accelerata digitalizzazione, ormai forzata sulla popolazione come fosse indispensabile e non piu’ come una opzione a cui si possa dire di no.
Proprio su PsyPolitics si e’ parlato per primi di una psichiatrizzazione generalizzata della societa’ che si dissolve nella globalizzazione digitale e in cui si fa strada il discorso sempre piu’ insistente della “dissoluzione” o “morte dell’io” e della trasformazione cyber-psichedelica del capitalismo. Sartori parlava di video-bambino e di bambino multimedializzato, mentre oggi il discorso si e’ fatto piu’ radicale con i cosiddetti nativi digitali.
Riporto qui un breve estratto dalla terza edizione di ‘Homo Videns’ (l’enfasi in neretto e’ stata aggiunta).
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“Dal video-bambino alla decostruzione dell’io” di Giovanni Sartori (Laterza, 1999)
Da piu’ parti mi viene detto che la mia radiografia del video-bambino e’ esagerata, che forzo le tinte. Discutiamone. Cominciando dal suo linguaggio. Perche’ la mia tesi e’ – ricordo – che il video-bambino e’ tale perche’ ha perso in larga misura la capacita’ di usare il linguaggio astratto dell’homo sapiens e ancor piu’ dell’homo cogitans, per ricadere nella imprecisione e nel “primitivismo cognitivo” della conversazione ordinaria, del linguaggio comune (vedi Sartori, 1979). […]
Che questa sovraeccitazione prematura sia benefica rimane tutto da vedere. Ma resto di stucco nel leggere che il rischio indotto da televisione e computer e’ che i bambini vengano trasformati in piccoli mostri “con la testa di Einstein e il corpo di un pulcino”. Con la testa di Einstein? Semmai di Bill Gates. […]
In questo libro insisto sul punto che il video-bambino e’ contrassegnato a vita da una predisposizione al gioco. Una tesi che trovo anche troppo confermata dagli esperimenti sul cosiddetto ipertesto. Nella cultura del libro lo sviluppo del discorso e’ lineare: il che vuol dire che il libro insegna consecutio, coerenza di discorso o quantomeno costruzione consecutiva degli argomenti. L’ipertesto e’ invece un testo interattivo che affianca al testo scritto suoni, colori, figure, grafici, animazioni. E la sua caratteristica centrale e’ di non avere piu’ consecutio: l’utente lo puo’ percorrere nell’ordine che preferisce, e cosi’ (e’ la scelta piu’ facile) senza ordine. […]
[Roberto] Maragliano (1998) spiega i linguaggi multimediali come un intreccio di tre componenti: “la componente analitica e oggettivante della stampa, la componente immersiva e sensualizzante dell’audiovisivo, la componente interattiva e operativizzante del videogioco”. Maragliano assicura: nessuna componente e’ predominante. Ma come lo sa? Dicendo che le tre componenti si intrecciano suggerisce che il loro rapporto sia a somma positiva. Ma perche’ non potrebbe essere, invece, a somma negativa? Forse lo teme o sospetta anche lui visto che Maragliano sottolinea la rottura, il fatto che “non e’ piu’ la scrittura (la razionalita’ scritturale) da sola, che governa il territorio della metacognizione, perche’ al suo fianco si affermano altre prospettive “come quella di una metacognizione di tipo immersivo e reticolare […] o quella di una metacognizione di tipo pragmatico all’interno della quale la possibilita’ di manipolare […] consente di sfuggire alle insidie di una rappresentazione esclusivamente verbale o scritturale di dati dell’esperienza”.
Dunque, “i media pensano dentro di noi e ci orientano ad agire […] nei modi della reticolarita’, del connessionismo e del costruzionismo“. Prima “la funzione del sapere era di assicurare la stabilita’ dell’edifizio culturale dell’individuo. Ora e’ di rendere l’individuo sensibile a ogni forma di trasformazione“. Pertanto, conclude il nostro, non e’ piu’ possibile “configurare il sapere come un testo o ‘cosa’. Esso si presenta sempre meno come una struttura ‘data’ di elementi fissi e sempre piu’ come uno spazio a enne dimensioni, un conglomerato fluido”.
Magnifico? No, per me agghiacciante. Perche’ l’animale multimediale sopra descritto e’ gia descritto e iscritto, tal quale, nei trattati sulla schizofrenia: e’ un essere dissociato il cui io e’ caratterizzato da meccanismi associativi arbitrari, da un pensiero reso labile dall’assenza di direzione, e dal ricorso a simboli di tipo onirico “sensa senso”; e da un io che e’ altresi’ caratterizzato, nella sfera dei sentimenti, da reazioni emotive prive di intellegibile rapporto con gli stimoli che le generano.
Il video-bambino di oggi, della prima ondata, si limita a dispiegare un cervello logicamente e razionalmente atrofizzato; quello mutimedializzato di domani, della seconda ondata, sara’ anche, allora, un io disintegrato, un io “decostruito” che andra’ a popolare le cliniche psichiatriche.
A detta di Negroponte, nell’era digitale “io sono io”. Accadra’ invece, secondo me, l’esatto contrario. La mia previsione e’ che il mondo multimediale sara’ popolato da un io virtuale disfatto in personalita’ multiple, e quindi dal perfetto e compiuto “io nevrotico”.
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Il libro si concludeva cosi’: “Il nostro tempo e’ un tempo straordinario – non ordinario – per due rispetti. Primo perche’, stavo osservando, un tempo ricchissimo di fattucchieri e ciarlatani.
L’illuminismo li aveva largamente screditati, e quindi per piu’ di due secoli la civilta’ occidentale li aveva emarginati. Ora sono risorti e trionfano. Trionfano anche perche’ noi siamo sempre piu’ in accelerazione e in fuga in avanti. E questa e’ la seconda caratteristica – quella davvero senza precedenti – del nostro tempo. Oramai e’ tutto neo, trans, post. Il “novitismo” (mio conio) e il beyondism, l’andare oltre (conio di Daniel Bell), impazzano.
Se non “superi”, se non sorpassi e scavalchi, oggi non esisti. A rischio di non esistere, io scelgo di resistere.”
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Last Updated on March 21, 2022 by Federico Soldani