Uso politico del linguaggio psichiatrico: il rivoluzionario Sorokin su Lenin
di Federico Soldani – 8 Dicembre 2021
Vi presento qui sotto la prima traduzione in Italiano (non sono riuscito a trovarne di precedentemente pubblicate, ma potrebbero forse esserci, soprattutto vista la natura di nicchia di certe pubblicazioni politiche) dello scritto che il rivoluzionario russo Pitirim Aleksandrovič Sorokin pubblico’ a seguito di un dibattito politico su Lenin dopo la morte di quest’ultimo nel 1924.
Sorokin fu allievo dell’Istituto Psico-Neurologico di Bekhterev, segretario personale del primo ministro rivoluzionario russo Kerensky e poi fondatore dei dipartimenti di sociologia sia all’universita’ di Pietrogrado, poi Leningrado, in URSS sia all’universita’ di Harvard negli Stati Uniti d’America su invito diretto di Lowell, presidente di Harvard.
Sorokin, orfano di entrambi i genitori e non piu’ nella casa paterna gia’ da quando aveva poco piu’ di dieci anni, fu molto attivo come rivoluzionario sin dall’adolescenza al punto che dopo aver fatto il carcere nel 1906 soffri’ intorno al 1907 di un “esaurimento nervoso”. Divenne allievo dell’Istituto Psico-Neurologico dal 1909, appena l’anno dopo che questo apri’ agli studenti e due anni dopo la fondazione del 1907, ma si trasferi’ “all’Università di San Pietroburgo dopo un anno per sfuggire alla leva” (Richard, 1985). L’Istituto divenne poco tempo dopo “una grande università privata (la prima in Russia all’epoca)” nelle parole dello stesso fondatore Bekhterev.

Come spiega Sorokin in una delle sue due autobiografie, “la sociologia era stata introdotta nel curriculum universitario sotto il regime di Kerensky nel 1917”. Sorokin era anche stato segretario personale, come spiega lui stesso nell’autobiografia, di M. M. Kovalevsky, professore di diritto all’Università di San Pietroburgo e fondatore della sociologia all’Istituto Psico-Neurologico di Bekhterev nella allora capitale dell’Impero russo, San Pietroburgo (Pietrogrado dal 1914 e Leningrado dal 1924, per tornare al nome originario nel 1992). Come spiega ancora Sorokin, Kovalevsky fu “un influente membro del Consiglio di Stato (che corrispondeva in qualche modo al Senato degli Stati Uniti) e un leader di un partito liberale”.

Sorokin, secondo Michel P. Richard che lo incontrò negli anni ’60 nella sua casa di Winchester, nel Massachusetts, e scrisse un’introduzione alla versione ridotta (Routledge, Londra 1985, enfasi aggiunta anche nelle successive citazioni) del suo capolavoro “Dinamiche Sociali e Culturali” (1937-1941 in quattro volumi):
“Nel 1918 fu arrestato e accusato di aver complottato per assassinare Lenin. Amici influenti ottennero la sua scarcerazione, ma si impegnò immediatamente in operazioni militari contro i bolscevichi ad Arcangelo. Quando questo sforzo fallì, Sorokin con un compagno si nascose in una foresta per due mesi. Alla fine, per proteggere gli amici che lo ospitavano, si consegno’ alla polizia [politica, ndr] Čeka. Fu condannato a morte, ma ancora una volta amici influenti persuasero Lenin che fosse un buon candidato per la riabilitazione.”
Per saperne di piu’ su Sorokin, si puo’ fare riferimento a un articolo precedentemente pubblicato su PsyPolitics (in inglese) “Quale vantaggio trae la Russia da questo Istituto?” Lo Zar Nicola II sull’Istituto Psico-Neurologico (2021). L’ultimo imperatore di Russia e i rivoluzionari dell’Istituto Psico-Neurologico di Vladimir Bekhterev. Qui un profilo di Sorokin (in inglese) sul quotidiano di college Harvard Crimson del 1966:
“In un articolo di due pagine sulla Pravda, Lenin ha difeso l’ex ministro nel gabinetto di Kerensky e ha garantito per la sua purezza rivoluzionaria. Sorokin è stato immediatamente rilasciato, portato a Mosca e con l’offerta di una posizione di governo che non accettò.
Tornò invece al dipartimento di sociologia che aveva fondato all’Università di Pietrogrado. Tra gli uditori giornalieri nelle sue classi, dice Sorokin, c’erano due spie della Čeka (la polizia segreta del nuovo governo) che segnalarono le sue lezioni come ideologicamente discutibili.
Le speranze di Lenin che Sorokin si convertisse devotamente al bolscevismo furono deluse. In nuovi articoli Lenin attaccò Sorokin, definendolo “tipico della parte più implacabile dell’intellighenzia russa”, e nel 1922 Sorokin fu bandito dalla Russia.” Una volta esiliato si reco’ a Berlino e poi a Praga dove inizio’ a scrivere la sua Sociologia della Rivoluzione.


L’articolo su Harvard Crimson menzionava anche l’interesse di Sorokin per le tecniche di Raja-Yoga e si concludeva descrivendolo come “un uomo che un tempo parlava direttamente con Lenin e Trotsky, che fu condannato a morte e poi bandito dal suo paese, e che ha prodotto alcuni dei “fili” più importanti della sociologia”. La sociologia di Sorokin e’ stata inquadrata assieme a quella di altri come “sociologia profetica”. Come recita la voce dedicatagli in italiano su Wikipedia: “Nel 1962 fu eletto primo presidente della Società internazionale per lo studio comparato delle civiltà e, in occasione del primo Congresso tenutosi in ottobre a Salisburgo, conobbe lo storico inglese Arnold J. Toynbee (1889-1975) la cui opera giungeva a conclusioni simili a quella di Sorokin.”
Un anno dopo la Rivoluzione d’Ottobre infatti, nel 1918, Lenin pubblicò sulla Pravda l’articolo: “Le preziose ammissioni di Pitirim Sorokin”. Di per sé questo scritto di Lenin (Vladimir Ilyich Ulyanov alias Lenin o Nikolai Lenin) su Sorokin mostra l’importanza dell’ex segretario personale di Kerensky.
“Pitirim Sorokin” – scriveva Lenin – “annuncia che lascerà il Partito Socialista-Rivoluzionario di Destra e lascerà il suo seggio nell’Assemblea Costituente. I suoi motivi sono che trova difficile fornire ricette politiche efficaci, non solo per gli altri, ma anche per se stesso, e che quindi “si sta ritirando completamente dalla politica”.
Continua Lenin: “Scrive [Sorokin, ndr]: “L’ultimo anno di rivoluzione mi ha insegnato una verità: i politici possono sbagliare, la politica può essere socialmente utile, ma può anche essere socialmente dannosa, mentre il lavoro scientifico ed educativo è sempre utile ed è sempre necessario al popolo. . . .” La lettera è firmata: “Pitirim Sorokin, docente presso l’Università di San Pietroburgo e l’Istituto Psico-Neurologico, ex membro dell’Assemblea costituente ed ex membro del Partito socialista-rivoluzionario”.
“Pitirim Sorokin si sbaglia quando dice che il lavoro scientifico “è sempre utile”. Perché anche in questo campo si commettono errori” affermava Lenin sulla Pravda. “D’altra parte, una dichiarazione franca di una persona di spicco, cioè una persona che ha occupato un posto politico di responsabilita’ noto alla gente in generale, che si sta ritirando dalla politica è anche questa politica” (enfasi nell’originale).
Era questo di Sorokin, cosi’ come riportato da Lenin, una forma di antipolitica, una sorta di posizione tecnocratica? La politica potrebbe essere dannosa, la scienza no, secondo Sorokin.
Qui il link all’articolo originale in inglese, dal sito PitirimSorokin.com: sorokin-was-lenin-a-failure-forum-1924.pdf (wordpress.com), pubblicato come ‘Was Lenin a failure? — A Debate: I — Lenin, The Destroyer’, Sorokin, Pitirim. Forum; Apr 1924; Vol. LXXI, No. 4. Enfasi in grassetto e’ stata aggiunta per evidenziare le parti di interesse politico piu’ attuale e in particolare l’uso di linguaggio psicologico, da quello a vario titolo pseudo o quasi tecnico sino addirittura al linguaggio esplicitamente psichiatrico.
Un dibattito politico viene cosi’ fortemente personalizzato e persino medicalizzato e psicologizzato (quindi psichiatrizzato). Una volta impostata una questione politica in senso medico o psicologico e’ nell’ordine del discorso passare alla patologizzazione o psico-patologizzazione del politico avversario e di idee, proposte, programmi che si disapprovano.
L’articolo di Sorokin su Lenin del 1924 inizia subito infatti con il paragone tra l’uomo di stato da una parte e il medico (o l’ingegnere) dall’altra e quindi della malattia, nonche’ con il paragone con la figura del pazzo che desidera essere il Salvatore dell’umanità: “Non basta avere il desiderio di curare una malattia o immaginare una macchina meravigliosa per essere un buon medico o un abile ingegnere. Lo stesso si può dire per gli statisti. Anche un pazzo può avere un profondo desiderio di essere il Salvatore dell’umanità“.
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Lenin è stato un fallimento? — Un dibattito: I — Lenin, il distruttore. Di Pitirim Sorokin. Forum; aprile 1924; vol. LXXI, n. 4
L’unico servizio reso da Lenin all’umanità è stato quello di aver combinato un disastro così tragico con le proprie idee da screditarle per sempre, secondo il Professor Sorokin, che presenta una feroce denuncia delle politiche del defunto dittatore della Russia. Egli attribuisce a Lenin la colpa di tutti i mali che hanno colpito il suo paese dalla Rivoluzione, e lo riassume come un fanatico patologico e un agente di distruzione, senza nuove idee e nessun messaggio per l’umanità, un leader mezzo matto di brutali ribelli.
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Stimiamo un medico, un ingegnere, un architetto, un pittore, non tanto secondo il suo desiderio soggettivo quanto secondo il risultato oggettivo della sua attività. Non basta avere il desiderio di curare una malattia o immaginare una macchina meravigliosa per essere un buon medico o un abile ingegnere. Lo stesso si può dire per gli statisti.
Anche un pazzo può avere un profondo desiderio di essere il Salvatore dell’umanità. Solo quando un uomo di stato riesce nella realizzazione dei suoi scopi e questi si rivelano utili alle masse, – economicamente, biologicamente, moralmente e intellettualmente, – si può dire di lui che era grande e buono.
Da questo punto di vista oggettivo è abbastanza facile apprezzare la figura di Lenin e i risultati della sua vita e attività. Ha prodotto qualche nuova idea scientifica e teoria? Chiunque conosca i suoi libri e i suoi articoli deve rispondere negativamente a questa domanda. A partire dal suo primo libro: Lo sviluppo del capitalismo in Russia e finendo con i suoi ultimi libri, Stato e rivoluzione, Il rinnegato Kautsky, L’imperialismo come fase dello sviluppo del capitalismo, e con i suoi articoli e discorsi, Lenin non ha mai presentato una nuova teoria , una nuova ideologia o una nuova idea. Tutti i suoi libri, articoli e discorsi non erano altro che una noiosa e monotona ripetizione di quattro o cinque idee di Marx e di due o tre altri autori. Materialismo filosofico ed economico; volgare ateismo; lotta di classe; dittatura del proletariato; fede cieca nel metodo rivoluzionario di ricostruzione sociale, nell’utilità della nazionalizzazione forzata o collettivizzazione della produzione; credenza nella perequazione obbligatoria degli standard economici; infine un’ingenua convinzione che lo sviluppo spontaneo del capitalismo avrebbe condotto a un paradiso socialista sulla terra; che l’odio e la lotta sanguinosa ma non l’altruismo, l’aiuto reciproco e la cooperazione degli individui e delle classi sono le vere forze creative, – tali erano gli ingredienti principali dell’ideologia di Lenin. Questa ideologia è originale? No. La sua mentalità può essere definita ricca? Al contrario è molto povera. È l’ideologia di un mendicante intellettuale.
Ma Lenin era forse un attore pratico di successo che con il suo genio era in grado di mettere in pratica queste idee e migliorare in questo modo lo stato biologico, economico, mentale e morale del popolo, specialmente delle classi lavoratrici? Anche in questo caso i risultati oggettivi della dittatura di Lenin ci danno una risposta abbastanza precisa a questa domanda.
I risultati oggettivi dell’attività di Lenin furono, in breve, i seguenti (tutte le cifre che fornisco sono cifre ufficiali bolsceviste):
Diciassette milioni di uomini e donne perirono durante la Rivoluzione. Di questa “carne della Rivoluzione” circa due milioni furono le vittime della Guerra Civile (di queste circa 500.000 furono vittime del terrore rosso): gli ultimi quindici milioni furono vittime della fame e delle malattie provocate dalla Rivoluzione. Questa perdita significa non solo diminuzione quantitativa ma impoverimento qualitativo, perché le vittime rappresentavano in media gli elementi migliori della popolazione.
Tutta la vita economica in Russia è stata distrutta. Le industrie russe nel 1918-21 furono ridotte al 10 o 15 per cento della loro attività prerivoluzionaria e l’agricoltura ridotta al 20 o 25 per cento. Anche adesso, dopo l’abbandono del sistema comunista del 1921, le industrie russe rappresentano solo il 20 o 25 per cento e l’agricoltura il 40 o 45 per cento del periodo prerivoluzionario.
Ciò significa il massimo impoverimento economico di tutte le classi. Il salario medio di un lavoratore prima della Rivoluzione era di circa 22 rubli oro al mese. Durante questi anni ha oscillato tra 2 e 10 rubli. Il reddito medio annuo è sceso da 87 rubli nel 1916-17 a 36 rubli nel 1921-23. Invece di 19.000 locomotive e 476.000 vagoni ferroviari nel 1916, nel 1922 la Russia aveva solo 7.000 locomotive e 195.000 vagoni.
Nella sfera delle finanze, l’ 1 gennaio 1917, la Russia aveva un fondo statale di circa due miliardi di rubli d’oro e 9,27 miliardi di carta. L’ 1 maggio 1923, tutto il fondo aureo della Russia, così come quasi tutte le ricchezze private ed ecclesiastiche, erano state spese dai bolscevichi mentre la quantità di carta moneta aveva raggiunto i 6.076.00.000.000 di rubli, che valevano solo circa un milione di rubli d’oro.
La terribile carestia, senza precedenti nella storia della Russia (anche la carestia del 1601-3 non fu così terribile), la fame, le malattie, la sofferenza sovrumana, la mortalità spaventosa, la grande diminuzione della natalità e il deterioramento biologico e l’indigenza tra i sopravvissuti, specialmente la generazione più giovane, – tali sono gli ulteriori risultati di questa “attività di successo”.
Ma ahinoi! Questo non è tutto. Risultati simili si possono osservare in altri ambiti della vita sociale. Nella sfera della morale abbiamo avuto l’aumento invisibile della criminalità e della licenziosità. Gli omicidi, i furti, la corruzione, lo sciacallaggio e altri crimini aumentarono di molte volte. La criminalità dei bambini a Pietrogrado nel 1921 era sette volte maggiore rispetto a prima della rivoluzione. I furti alle ferrovie nel 1921 furono 150 volte più che prima della rivoluzione, e così via.
Disintegrazione della famiglia, aumento dei divorzi (da un divorzio su 500 matrimoni prima della Rivoluzione a un divorzio su undici matrimoni nel 1922), licenziosità sessuale, malattie veneree, ecc., tutto questo è un ulteriore risultato dell’attività di Lenin e dei suoi compagni.
La distruzione delle scuole e di un intero sistema di educazione e istruzione pubblica è un altro dei “benefici” di questo “liberatore” dell’umanità. Invece di 450 milioni di rubli d’oro spesi per l’educazione e l’istruzione pubblica nel 1914, nel 1922 furono spesi solo 36 milioni di rubli d’oro a questo scopo.
Accanto alla distruzione quantitativa, il sistema scolastico è stato distrutto qualitativamente. I migliori insegnanti e professori furono giustiziati, banditi, imprigionati e licenziati. Al loro posto sono stati nominati i “professori rossi” e gli “insegnanti rossi” che non hanno capacità, nessuna esperienza nell’istruzione e nell’insegnamento. Se la popolazione stessa non avesse agito nel campo dell’istruzione nonostante i “freni” messi dai comunisti per l’educazione e l’istruzione al di fuori delle scuole comuniste, Lenin e la sua banda sarebbero sicuramente riusciti a liquidare l’alfabetizzazione in Russia.
Infine, cosa è successo nella sfera delle libertà e della libertà? Nient’altro che un completo annientamento di tutte le libertà di tutte le classi della popolazione russa eccetto i comunisti stessi (372.000 sui 129 milioni della popolazione russa). La libertà di stampa è stata ed è completamente annientata. Tutti i giornali, ad eccezione dei giornali e delle riviste comunisti, sono stati vietati. Non solo libri e opuscoli, ma anche il tuo biglietto da visita non potresti stampare senza un permesso speciale.
Fu revocata anche la libertà dei sindacati, di fare riunioni, discorsi, riunioni religiose. Solo i comunisti stessi hanno avuto questi diritti. Ogni garanzia di diritti e di appartenenza, ogni sicurezza di vita è scomparsa. Ogni vera elezione o tentativo di autogoverno e autonomia, ogni realizzazione dei principi della democrazia furono dichiarati “pregiudizi borghesi” e perseguitati.
I lettori non pensino che queste limitazioni siano state riservate solo alle classi aristocratiche e capitaliste. Sono state applicate anche ai contadini e agli operai.
Invece della liberazione, sono stati creati un dispotismo, un’autocrazia e una tirannia illimitati. Ma questo non è tutto. Le persone furono trasformate negli schiavi del governo. Fino al 1922 non avevano diritto di scegliere la loro occupazione e professione, il loro alloggio, il loro cibo, il loro abbigliamento, di viaggiare senza il permesso del governo, di leggere i libri e i giornali che volevano; in breve, invece della libertà è stato creato un tale sistema di schiavitù come si può trovare solo molti, molti secoli fa.
Nessuno sfruttamento capitalistico potrebbe essere paragonato allo sfruttamento degli operai e dei contadini russi da parte di questo piccolo gruppo comunista e dei loro alleati, avvenuto in questi anni. Anche adesso i contadini russi sono sfruttati, sei o sette volte più efficacemente che durante il regime zarista.
Questi risultati sono evidenti a qualsiasi uomo che abbia vissuto in Russia in questi anni e che conosca la situazione reale. Nemmeno l’invasione napoleonica della Russia, né tutte le guerre, carestie, epidemie e disgrazie che la Russia aveva vissuto in venti secoli furono così distruttive come sei anni di attività dittatoriale di Lenin e dei suoi seguaci.
La storia ha la sua ironia. Come culmine di questo colossale fallimento abbiamo il rifiuto stesso di Lenin del suo sistema e della sua teoria, – la sostituzione al sistema comunista del 1918-1920 della “Nuova politica economica” nel 1921, che è semplicemente il primitivo sistema capitalistico portato avanti dai comunisti stessi. Che cosa significa, se non un completo fallimento del comunismo stesso, se non un inconfondibile testimonium peuperitatis dell’attività di Lenin!
Invece del comunismo ora abbiamo in Russia una crescita senza precedenti dell’individualismo e il completo discredito del comunismo e del socialismo. Invece dell’annientamento dell’istinto al possesso e alla proprietà privata ne abbiamo ora il rafforzamento e il trionfo; invece dell’ateismo, una rigenerazione senza precedenti del sentimento religioso. Invece dell’estirpazione del nazionalismo come risultato della propaganda comunista dell’internazionalismo, abbiamo uno spirito di nazionalismo e patriottismo senza precedenti. Queste condizioni sono esattamente l’opposto di ciò che Lenin ha cercato di ottenere. Non riesco a immaginare una prova più eclatante del suo fallimento.
Per un uomo che sa che Lenin dal momento del suo ritorno in Russia nel 1917 era all’ultimo stadio della paralisi progressiva [neuro-sifilide, ndr], sa che anche allora era anormale, che questa anomalia alla fine del 1921 è stata attestata da un medico – per un tale uomo tutta la psicologia e il comportamento di Lenin sono abbastanza comprensibili su basi patologiche. Mezzo matto e malato, era adatto a essere a capo di un governo caratterizzato da distruzione selvaggia, bestialità illimitata, crudeltà e animosità. Le frasi generose e le parole d’ordine con cui ha cercato di “abbellire” tutta l’inferiorità della sua natura, la sua antisocialità, follia e attività sfrenata, non sono altro che i soliti “veli” con cui tali individui cercano anche di tradire se stessi come altre persone.
Qualsiasi psicologo, psichiatra o comportamentista serio lo sa molto bene. Solo un popolo ignorante e ingenuo da un lato, e individui di tipo pazzo, antisociale e inferiore (che sono molto numerosi tra gli estremisti di destra e di sinistra, i radicali e i “super idealisti”) dall’altro, vengono ingannati da queste “bellissime reazioni al discorso”; per loro solo Lenin è “il salvatore dell’umanità”, “il liberatore dell’umanità”, “il grande riformatore”, “il nuovo Gesù Cristo”, e così via.
Non ho alcun desiderio di convincerli perché hanno bisogno meno di essere convinti che curati.
L’unico servizio positivo di Lenin è che lui stesso ha screditato le sue stesse idee di comunismo e socialismo più completamente di quanto chiunque altro potesse fare. Ma difficilmente desiderava un simile risultato, e gli altri comunisti e socialisti difficilmente gli saranno grati per un tale merito. In verità, la storia ha una sua logica e una sua ironia. In effetti che il colpo mortale al comunismo sia stato inferto dal leader comunista è davvero qualcosa di provvidenziale e simbolico.
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[Nell’immagine all’inizio dell’articolo Pitirim Sorokin nel 1917 come segretario del primo ministro Kerensky – Fotografie di Pitirim A. Sorokin e di sua moglie, Elena P. Sorokin – Pitirim Alexandrovich Sorokin (pitirimsorokin.com)]
Last Updated on December 14, 2021 by Federico Soldani