Sul significato politico-filosofico di ‘follia’
di Federico Soldani – 6 Dicembre 2021
Lo scambio riportato in video e trascritto qui (a meta’ pagina, dopo questa introduzione, si trovano sia il video che la trascrizione) avvenne tra i filosofi Lucio Colletti e Emanuele Severino alla trasmissione TV ‘Mixer Notte Cultura’, condotta da Arnaldo Bagnasco sulla RAI nel 1987.
E’ trattato in questo scambio in modo molto conciso, acceso, ma piuttosto significativo il significato della parola “follia” in filosofia e in politica – si veda per esempio la citazione di Karl Marx da parte di Severino: “questa parola ‘follia’, che poi usa tanto Marx”.
Come si legge sul sito della RAI (link ed enfasi aggiunti, anche nelle successive citazioni), “Con “Mixer Cultura” Arnaldo Bagnasco è riuscito a catturare l’interesse dei telespettatori affrontando temi impegnati come l’arte, il teatro, la filosofia, grazie ad accesi dibattiti e grandi ospiti, da De Crescenzo ad Achille Bonito Oliva. Su RaiPlay tutte le 15 puntate della prima stagione, andata in onda dal 20 febbraio 1987.”
Rispetto alla puntata da cui e’ tratto questo scambio, si legge: “Dopo i filosofi gli dei: Luciano De Crescenzo risponde al quesito se sia possibile divulgare la filosofia. Autore di una celebre storia della filosofia, De Crescenzo è stato ferocemente attaccato dai filosofi contemporanei: fra detrattori e sostenitori, in studio Gianni Vattimo, Sebastiano Maffettone, Emanuele Severino, Lucio Colletti e Girolamo Cotroneo.” In studio era presente ed intervenne anche il filosofo Carlo Augusto Viano.
Ospiti in sala, come spettatori, alcuni studenti della Scuola Normale di Pisa.
Severino fa una distinzione tra “follia” intesa in senso filosofico o forse anche morale (es. Lucifero) e “follia” intesa in senso psicologico (es. stupido). Ad ogni modo e’ piuttosto interessante lo scambio a suon di commenti sugli “umori” o i “deliri” dell’interlocutore – a cui se pur in forma piu’ contenuta non si sottrae neanche Severino – e di inviti a stare buoni tra filosofi che discutono di follia della civilta’ “occidentale” e di significato e uso della parola ‘follia’ in ambito anche politico.
La parola e il concetto di ‘follia’ si confondono cosi’ in questo scambio tra Colletti e Severino tra ambito filosofico, morale, psicologico e politico. Entrando anche all’interno delle modalita’ stesse del dibattito sulla follia e sulla rilevanza filosofico-politca di questa.
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Severino menziona Marx che sosteneva come il capitalismo fosse una “follia”.
Su PsyPolitics si era notato come il testo proto-comunista francese Il Codice della Natura del 1755, forse scritto da Diderot, facesse abbondante uso di terminologia psicologica offensiva fino ad accostare il “nemico dell’umanita'” al “pazzo furioso”.
Allo stesso modo si era notato come il co-fondatore del bolscevismo con Lenin, lo psichiatra Alexander Bogdanov trattasse surrettiziamente con modalita’ psichiatriche le idee metafisiche, che non condivideva, dello filosofo Berdyaev (autore dell’epigrafe usata da Aldous Huxley per aprire la distopia “Il Mondo Nuovo”).
Impressionante per esempio e’ leggere lo scritto di Sorokin su Lenin del 1924, “Lenin, il distruttore” (forse sino ad oggi non tradotto in italiano):
“Per un uomo che sa che Lenin dal momento del suo ritorno in Russia nel 1917 era nell’ultimo stadio di paralisi progressiva [neuro-sifilide, ndr], che sa che anche allora era anormale, che questa anomalia alla fine del 1921 è stata testimoniata dal medico – per un tale uomo tutta la psicologia e il comportamento di Lenin è abbastanza comprensibile su basi patologiche. Mezzo matto e malato […] Qualsiasi psicologo, psichiatra e comportamentista serio lo sa molto bene. Solo un popolo ignorante e ingenuo da un lato, e individui di tipo matto, antisociale e inferiore (che sono molto numerosi tra gli estremisti di destra e di sinistra, i radicali e i “super idealisti”) dall’altro, vengono ingannati da queste “bellissime reazioni al discorso”; per loro solo Lenin è “il salvatore dell’umanità”, “il liberatore dell’umanità”, “il grande riformatore”, “il nuovo Gesù Cristo”, e così via. Non ho alcun desiderio di convincerli perché hanno meno bisogno di essere convinti che curati”.
Anche nel saggio utopico ‘Vita in una Tecnocrazia’ di Harold Loeb del 1933 (non ancora tradotto in italiano, riscoperto alla fine del 2020 e discusso ampiamente su PsyPolitics nel 2021, si veda la serie di quindici articoli ‘Un soviet di tecnici… in America?”), c’e’ ampio uso di termini sia metaforici sia letterali legati alla medicina e in particolare alla psichiatria.
Persino con una esplicita invocazione dell’uso degli psichiatri – e delle “visioni mistiche” (testuale) – qualora le persone non dovessero accettare il passaggio rivoluzionario dal capitalismo alla forma di tipo socialista o comunista chiamata tecnocrazia. Harold Loeb arrivava a preconizzare l’uso sistematico di “visioni mistiche” legate alla “tensione estatica” in modo tale che cittadini spoliticizzati accettassero quanto accadeva all’esterno mentre attraverso queste visioni “riprodotte a volonta’” potevano conoscere o, come scrisse esplicitamente, “pensare di conoscere il significato della vita”.
“Gli americani, la loro fede nel capitalismo intatta, negano la malattia”, scrisse Loeb (enfasi aggiunta). Sui test sanitari: “Alcuni individui considerano l’esame sanitario periodico un’invasione dei loro diritti privati; ma tali invasioni non si risentono a lungo”. “È solo la diffidenza dei poveri, ai quali l’esperienza insegna a non aspettarsi alcun bene dall’ignoto, che li rende recalcitranti ai consigli medici”. “Con i medici che assumessero il ruolo intimo di consulenti familiari, i deficienti mentali verrebbero inevitabilmente riconosciuti. Se sospettati di tendenze pericolose, le loro abitudini verrebbero tenute sotto osservazione; quando necessario, le loro azioni contenute”. Sull’arte e le strettamente connesse psico-discipline: “L’uomo e il suo ambiente agiscono l’uno sull’altro. Entrambi sono alterati nel processo”. “Alcuni uomini lavorano sul mondo esterno. Il rimodellamento della crosta terrestre per renderla più congeniale alla vita umana e l’uso di materiali naturali per soddisfare i bisogni fisici sono funzioni degli uomini d’azione”. “Altri uomini rimodellano la natura umana. Il loro tentativo è di adattare l’uomo al suo ambiente e non viceversa. La trasmutazione della natura dell’uomo, lo sviluppo delle sue percezioni in modo che sia in grado di sintonizzarsi con quelle armonie interiori che danno valore alla vita, il digerire i fenomeni affinché invece della paura e del disgusto diano piacere“. “Per arte… intendo lo sviluppo di quelle facoltà mediante le quali l’uomo si adatta al suo ambiente”. Sulla necessita’ di lavorare sul dentro e non sul fuori: “L’energia umana, applicata alla ricerca di modi di vita che soddisfino, alla creazione di valori che elevino lo spirito, può migliorare la sorte dell’uomo sulla terra nella stessa sfera psichica interna, come il genio dell’uomo, diretto alla conquista del mondo materiale esterno, ha migliorato le condizioni della sua esistenza fisica”. “Una tecnocrazia cercherebbe di liberare quel grande surplus di energia vitale che ora si sta consumando, inutilmente, nel gioco degli affari, e reindirizzarlo verso canali inesplorati”. Sul disadattamento, auspicava un “lavoro di ricerca, diretto alla scoperta delle cause dei disadattamenti psichici“.
Sull’ “Avvento della Tecnocrazia” (testuale) descritto in termini quasi messianici e sulla necessita’ di pianificare la rivoluzione, con relativa descrizione dei passi necessari da effettuare nella pianificazione della rivoluzione: “Probabilmente l’unico evento in grado di provocare un cambiamento così fondamentale sarebbe un grande collasso“.
Loeb sosteneva nel libro apertamente l’uso della psichiatria con funzione politica: “Come ultimo provvedimento il certificato energetico” – una misura che puo’ ricordare l’attuale sistema di “credito sociale” in Cina – “potrebbe essere annullato. Questa punizione dovrebbe rivelarsi efficace nella maggior parte dei casi. Qualora un individuo si dimostri ostinatamente recalcitrante per ragioni oscure, gli psichiatri proverebbero a risolvere il problema”.
Emanuele Severino per parte sua aveva ampiamente scritto sul rapporto tra politica e tecnocrazia, si veda a titolo di esempio l’articolo del 2014 anch’esso – proprio come Loeb in Vita in una Tecnocrazia del 1933 – con toni messianici ‘La tecnica guida del mondo sostituirà tutte le ideologie’ dal Corriere.it in cui concludeva: “Alla guida dell’agire del mondo si pone la tecnica, l’ideologia vincente che sostituisce il capitalismo alla guida del mondo e ha come scopo l’incremento indefinito della capacità di realizzare scopi. L’ultimo Dio”.
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Al termine della trascrizione – qui sotto con il video – dello scambio tra Colletti e Severino, c’e’ anche per chi fosse interessato il video dell’aprile 2019 in cui Emanuele Severino dialogava con l’allora Presidente del Consiglio italiano e in cui trattava della rilevanza di alcune sue idee filosofiche per la politica contemporanea.
Conduttore: Senta, mi scusi, il protagonista in questo momento e’ lei. De Crescenzo e’ stato la nostra introduzione, e’ un pretesto […]. Approfittiamo della sua presenza, ritorno a Parmenide, da 2500 anni circa abbiamo sbagliato tutto, viviamo nella follia. Qui, la televisione, una folgorante battuta tipo Nietzsche quando dice “il rimedio e’ peggiore del male”.
Severino: Non e’ proprio cosi’ vede, perche’ ritornare a Parmenide vuol dire ripetere il parricidio compiuto da Platone. E cioe’ dopo Parmenide si e’ andati avanti, si e’ fatto un gran passo. Ecco quel passo e’ stato estremamente pericoloso. E allora bisogna farlo in modo diverso, ma andando oltre Parmenide.
La televisione, ma non so, e’ simile alla fotografia, rientra in questa sorta di follia, che pero’ detto cosi’ Colletti avrebbe ragione a dirmi che il matto sono io. Se appartiene all’essenza della fotografia allora anche la televisione ha la mania di volere fissare il divenire, laddove non c’e’ bisogno di fissare in immagini cio’ che non e’ cosi’ transeunte come penserebbe non so, Faust quando dice all’istante ‘fermati, sei bello’. No, le cose sono gia’ li’ stabili e ferme senza bisogno di fermarle con le macchine.
Conduttore: Ecco ha detto una cosa, devo dire, interessante, appassionante e anche televisiva.
Severino: Ma troppo lunga.
Conduttore: No – no, no, no il dono della sintesi ha. Vorrei invitare il professor Colletti, che e’ presente in sala, un altro grande protagonista della nostra Mixer Notte, perche’ a proposito del contenuto della filosofia di Emanuele Severino ha detto delle cose feroci.
Colletti: No, guardi che lei e’ male informato e quello che e’ peggio e’ male informato lo stesso Severino.
Severino: “Ne son contento.”
Colletti: “Perche’ tutto quello che io ho detto, producendo poi i vivaci umori reattivi del nostro Severino, l’ho detto rispondendo a una telefonata di un redattore de L’Espresso. La mia risposta e’ di tre righe, detta al telefono quindi lei puo’ considerare con quale impegno, uno sta facendo una cosa, squilla il telefono. Ho espresso soltanto una riserva generica che per una congiura di circostanze favorevoli, perche’ e’ bene poi che si producano queste cose anche quando sfiorano il cattivo gusto, ha avuto dico un effetto esplosivo come se fosse una bomba ed era una dichiarazione di tre righe che non conteneva nulla di offensivo nei riguardi di Severino. Poi noi abbiamo avuto delle polemiche a parte, ma queste si sono sviluppate in delle sedi piu’ adeguate, dico, e non attraverso una dichiarazione di due righe fatta al telefono.
Conduttore: No, no, pero’ la sua dichiarazione tradotta male sul giornale, io sono felice che avvenga questo perche’ e’ un fatto televisivo.
Colletti: Lei evidentemente, le e’ arrivata attraverso una cattiva divulgazione.
Conduttore: Mi e’ arrivata dal giornale.
Colletti: Quale giornale?
Conduttore: da L’Espresso.
CollettI: Ma, guardi, erano due righe assolutamente…
Conduttore: Dunque lei ha detto che Severino fa pensare a certi brillanti ingegni di provincia che stampano opuscoli a proprie spese per dimostrare che la teoria della relativita’ poggia su un errore grossolano che solo loro hanno scoperto.
Colletti: Senta, ingegni brillanti lei mi concedera’ che non e’ un’offesa, vivere in provincia e’ l’aspirazione suprema per me che vivo in questo Cairo che e’ Roma. Per quanto riguarda l’ingegno brillante che crede di poter confutare Einstein mi sembra una riduzione ai toni minimi perche’ confutare Einstein e’ ancora niente rispetto alla condanna proclamata su 2500 anni di storia di tutto l’Occidente. Tutto l’Occidente, la follia dell’Occidente. Mi sembra insomma che ho minimizzato, era la minestrina che danno le suore rispetto dico alla… Quindi ecco non vedo cosa ci fosse di offensivo. Si vede, che probabilmente ha coinciso con un momento in cui il nostro Emanuele era come dire con il petto gonfio, stava per pronunciare un do di petto, ed era forse dico visitato da quella cosa che puo’ succedere insomma momentaneamente, quelle forme di delirio di grandezza, no?
Conduttore: Professore, Severino, ha diritto a parlare.
Severino: Certo che ho diritto…
Colletti: Si, non vorrei che corresse il sangue eh.
Conduttore: No, no, no, no, anzi se volete smettiamo subito e chiudiamo la questione. Pero’ mi sembra di una chiarezza la questione…
Colletti: Dovevate avvertirmi, sarei venuto non in giacca ma con una corazza.
Conduttore: No, ma noi siamo soltanto curiosi, sappiamo che la cultura italiana quando si scontra veramente fa dei minuetti. Se quindi vi dite delle cose vere, insomma, ha un senso.
Severino: Dunque ecco, ma lo stesso Colletti vuole sminuire la cosa, lasciamo perdere…
Colletti: No, non e’ che voglio sminuirla…
Severino: Vuoi sminuire quello che tu hai scritto, cioe’ non e’ offensivo. Si’. Adesso lascia parlare me, buono! Adesso parlo io.
Colletti: Non l’ho scritto… un secondo, devi considerare che era riportata all’interno di un servizio giornalistico come un parere raccolto… basta.
Conduttore: Ma questo l’abbiamo capito, prego.
Severino: Direi di lasciar perdere tutta questa faccenda.
Colletti: Massi’.
Severino: E invece quello che vorrei dire a Colletti, che e’ un’altra persona che mi e’ tuttora simpatica perche’ quante volte l’ho invitato a Venezia…
Colletti: Ma infatti… anche tu…
Severino: Eh, pero’ tu devi star buon adesso, su. Eh.
Conduttore: Per favore, Colletti…
Severino: Una cosa che vorrei dire a Colletti e’ il senso di questa parola ‘follia’, che poi usa tanto Marx. Quando tu usi la parola follia e’ come se tu dessi del cretino a qualcuno, quando tu parli della follia… adesso mi ascolti in silenzio fino a che io ho finito.
Per te quando si dice follia e’ un equivalente di diminutio psicologica. Non e’ cosi’ per me.
Quando io parlo di follia dell’Occidente… anche Marx aveva molto rispetto per il capitalismo e diceva che era una follia. Allora quando noi per esempio diciamo che Lucifero e’ qualche cosa di assolutamente negativo e di folle perche’ va addirittura contro Dio, intendiamo dire che sia una specie di stupido, di cretino, di poveruomo? Mentre quando tu dai del folle nelle tue critiche, introduci – tu e altri – questa caratteristica psicologicamente negativa.
Invece nel mio discorso la follia e’ cio’ che di piu’ grande, di piu’ bello, di piu’ essenziale, perche’ l’errore e’ qualche cosa di essenziale. Quindi non e’ il fatto che Pinco Pallino che si chiama Emanuele Severino dice a tutti gli altri, voi siete dei poveri diavoli, il vero che ha capito sono io. No! Si sta considerando la struttura di un grande errore il quale e’ essenziale, cio’ senza di cui non ci sarebbe nemmeno la verita’.
Quindi direi che tu dovresti modificare, oltre ai tuoi umori, anche il tuo modo di intendere la categoria di follia che e’ presente nei miei scritti.
Conduttore: Benissimo…
Colletti: Posso…
Conduttore: No, no, no, scusi, dopo, no, no, no, no un attimo solo, un attimo solo. Perche’ io vorrei che il dibattito, se cosi’ e’, vada avanti…
Colletti: Si’ pero’ mi lasci precisare che io non ho mai adoperato, neppure in quella benedetta dichiarazione che lei ha letto prima la parola ‘folle’.
Severino: “L’hai detta adesso, l’hai detta adesso! L’hai usata adesso.”
Condottore: L’aveva usata adesso, aveva parlato di delirio.
Colletti: Ma no ripetendo una sua affermazione…
Condottore: No, no, aveva parlato di delirio provinciale, no? Senta, andiamo avanti, tanto questo e’ un problema che credo non si puo’ risolvere in questo momento.
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[Nell’immagine all’inizio dell’articolo il filosofo italiano Emanuele Severino – Wikipedia]
Last Updated on December 7, 2021 by Federico Soldani