di Federico Soldani – 7 Gennaio 2022
Giuseppe Moruzzi (1910-1986) fu un neurofisiologo dell’Universita’ di Pisa i cui studi sul sonno e sulla veglia e la scoperta nel 1948 con Horace Magoun del Sistema Reticolare Ascendente di Attivazione (si veda Formazione reticolare – Wikipedia) posero le basi per lo studio della fisiologia del sonno.
Candidato al Nobel, lavoro’ con Lord Adrian a Cambridge e fu in rapporti con Levi-Montalcini, che nel 2010 ne scrisse un ricordo. Praticamente tutti i neurofisiologi italiani importanti del secondo dopoguerra, per esempio Giacomo Rizzolatti, furono suoi allievi e l’istituto di via San Zeno fu meta di scienziati stranieri anche americani tra cui ad esempio Michael Gazzaniga.


Il suo co-autore Magoun, considerato uno dei fondatori delle cosiddette neuroscienze, lavoro’ a Chicago e successivamente in California, formalmente anche come professore di psichiatria.
In un ricordo della U.S. National Academy of Sciences si legge come “La sua graduale preoccupazione per le infrastrutture neuroscientifiche si manifesto’ ulteriormente con il coinvolgimento di Magoun nell’assicurare fondi per organizzare due serie di conferenze sponsorizzate dalla Josiah Macy, Jr., Foundation [la fondazione delle celebri Macy conferences – Wikipedia, si veda anche ‘Origini della sottocultura cyber-psichedelica (2021)’ – PsyPolitics, ndr]. Tre conferenze per ciascun ciclo si tennero su Il sistema nervoso centrale e il comportamento (1958-60), e su Cervello e comportamento (1961-63), e si distinsero per l’inclusione di scienziati del blocco sovietico“.
Ebbe infatti rapporti significativi con scienziati del blocco sovietico: “Horace Magoun era stabilmente interessato alla scienza sovietica a partire dalla Conferenza Macy del febbraio 1958 su “Sistema Nervoso Centrale e Comportamento”, dove Mary Brazier analizzo’ la storia della fisiologia russa. I due anni successivi, Magoun invitò E. Grastyan, V.S. Rusinov, E.N. Sokolov e A.R. Luria.”

~~~
L’opera che si studiava a medicina per l’esame di fisiologia – “il Moruzzi” – sono i due volumi editi dalla UTET, ‘Fisiologia della Vita Vegetativa’ (prima edizione 1978) e ‘Fisiologia della Vita di Relazione’ (prima edizione 1975; la seconda edizione dei due volumi nelle foto in alto e in basso nell’articolo).
Con la pandemia 2020 e i cambiamenti seguiti a questa si e’ verificata una generalizzata riduzione della vita di relazione e un’attenzione molto piu’ accentuata per tutto cio’ che riguarda gli aspetti della vita vegetativa, per esempio anche rispetto alle funzioni del nervo vago.
All’interno del sistema nervoso vegetativo, viscerale o autonomo che dir si voglia, vediamo una distinzione tra sistema (orto)simpatico – di lotta, fuga, o paralisi – legato all’azione dell’ormone adrenalina e per esempio attivato da pericoli, minacce, o paura, vs. sistema parasimpatico – di riposo e digestione; il nervo vago ha una funzione di primaria importanza nel sistema parasimpatico.
L’importanza del nervo vago e’ anche sempre piu’ evidenziata di recente in relazione alla pandemia di angoscia o difficolta’ mentali a seguito della pandemia di coronavirus SARS-CoV-2. Sotto il profilo evoluzionistico il nervo vago viene presentato – per esempio nel video 2020 qui sotto del canale Futuristi di Londra (London Futurists) – come molto antico. Al punto che dovremmo secondo questa visione forse idenficare noi stessi con il nervo vago prima o piu’ che con le parti piu’ alte ed evolute, ovvero molto piu’ recenti, del cervello.
Il nervo vago e’ molto importante anche nel cosiddetto asse cervello-intestino, in inglese brain-gut axis (si veda ad esempio L’asse cervello-intestino come esempio del modello biopsicosociale | Gut, bmj.com), un sistema di comunicazione neuro-ormonale importante per mantenere l’omeostasi, regolato dai sistemi nervosi centrale ed enterico.
Il discorso sulla salute mentale e quello sulla tecnologia anche dell’automazione si mescolano in questo contesto. Come notato precedentemente su PsyPolitics nell’articolo ‘Liberta’ cyber-psichedelica? (2020)’, l’ego psicoanalitico rappresenta la parte che integra i cinque sensi, quindi che si mette in relazione con il mondo esterno e ne permette la manipolazione, una caratteristica precipua della civilta’ greca, europea e poi occidentale. Ego che rappresenta l’autonomia, la liberta’ del singolo di agire nel mondo esterno, la dignita’ e la capacita’ di raziocinio autonomo, che filtra esperienze, impulsi e decisioni, e’ rappresentato dalla retorica corrente come la parte che deve essere dissolta o che deve morire. In inglese “ego dissolution” o “ego death”.
La parte automatica della mente e del cervello e’ primariamente quella bassa, dei riflessi, piu’ primitiva, non o sub cosciente, e anche quella emotiva. Quindi in un mondo automatizzato, della cibernetica e dell’Internet delle Cose, e’ questa componente prevalentemente automatica quella che per sua natura meglio si puo’ integrare nel discorso del collettivismo digitale.
Il bisogno di muoversi sempre meno grazie al digitale e all’automazione, che aiuterebbero contro virus e inquinamento, e che per adesso si realizza per esempio tramite il pulmino di Amazon e tra poco coi droni, gia’ sperimentati in U.S.A. allo scopo, porta a forme di “allettamento”, si vedano ad esempio gli Hikikomori in Giappone. Queste forme di “allettamento” di massa modificano tra le altre cose la cenestesi, ovvero la percezione che abbiamo degli organi interni e dello stato di benessere generale, strettamente connessi proprio con il senso di se’ e la integrita’ e non molteplicita’ di questo.
~~~
Oxford Reference ricorda come il filosofo e giurista italiano Giorgio Agamben osservo’ che “gli antichi greci avevano due parole diverse per ciò che nelle lingue europee contemporanee viene semplicemente chiamato “vita”: bios (la forma o il modo in cui viene vissuta la vita) e zoē (il fatto biologico della vita). La sua tesi è che la perdita di questa distinzione offuschi il fatto che in un contesto politico, la parola “vita” si riferisca più o meno esclusivamente alla dimensione biologica o zoē e non implichi garanzie sulla qualità della vita vissuta. La nuda vita si riferisce quindi a una concezione della vita in cui il puro fatto biologico della vita ha la priorità sul modo in cui una vita è vissuta, con cui Agamben intende le sue possibilità e potenzialità.” Il testo di riferimento al riguardo e’ probabilmente il suo ‘Homo sacer. Il potere sovrano e la nuda vita’ (1995).
~~~
Per sapere di piu’ su Giuseppe Moruzzi si puo’ leggere di Giorgio Cosmacini ‘Una dinastia di medici. La saga dei Cavacciuti-Moruzzi’, Collana Saggi italiani, Milano, Rizzoli, 1992. Si veda anche Giuseppe Moruzzi. Ritratti di uno scienziato. Portraits of a scientist. Edizioni ETS, Pisa, 2010. A cura di Michel Meulders, Marco Piccolino, Nicholas J. Wade Libro Moruzzi_completo ETS 2010.pdf (marcopiccolino.org).
~~~


~~~
Last Updated on January 7, 2022 by Federico Soldani