“Era almeno più plausibile della teoria del complotto del signor Charles Reade”
di Federico Soldani – 31 Dicembre 2021
Secondo l’Encyclopaedia Britannica, “Charles Reade, (nato l’8 giugno 1814, vicino a Ipsden, Oxfordshire, Eng. — morto l’11 aprile 1884, Londra), [fu] autore inglese i cui romanzi attaccano, con appassionata indignazione e laboriosa ricerca, le ingiustizie sociali del suo tempo». Un membro del Magdalen College di Oxford, “ha intrapreso una lunga carriera come drammaturgo, direttore teatrale e romanziere”.
Wikipedia, consultato il 31 dicembre 2021, riporta che “Reade è passato di moda all’inizio del secolo –“è insolito incontrare qualcuno che lo abbia letto volontariamente”, ha scritto George Orwell in un saggio su Reade” (enfasi e link aggiunti in citazioni successive) […]
L’autore George Orwell riassunse l’attrazione che Reade esercitava sul pubblico: “lo stesso fascino che si trova nei romanzi polizieschi di R. Austin Freeman o nelle raccolte di curiosità del tenente comandante Gould – il fascino della conoscenza inutile“, proseguendo dicendo che:
“Reade era un uomo di quella che si potrebbe chiamare cultura enciclopedica [penny-encyclopaedic nell’originale, ndr]. Possedeva vaste scorte di informazioni disconnesse che un vivace dono narrativo gli permetteva di stipare in libri spacciati per romanzi. Se hai il tipo di mente che ama le date, gli elenchi, i cataloghi, i dettagli concreti, le descrizioni dei procedimenti, le vetrine dei negozi di cianfrusaglie e i numeri arretrati di Exchange and Mart [Scambio e Mercato, ndr], il tipo di mente a cui piace sapere esattamente come funzionava una catapulta medievale o semplicemente quali oggetti contenga una cella di prigione degli anni Quaranta, allora non puoi fare a meno di goderti Reade.”
(George Orwell, ‘Charles Reade’ 1940)

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Come scrive Jennifer Wallis in ‘Indagando il Corpo nel Manicomio Vittoriano. Medici, pazienti e pratiche‘ (Palgrave, 2017. Vedi anche ‘Le Ossa dei Pazzi’, 2013):
“Negli anni ’70 dell’Ottocento diversi manicomi britannici furono esaminati da vicino dalla stampa popolare e medica. Furono segnalati numerosi decessi di pazienti che avevano una caratteristica inquietante in comune: le costole rotte. Il più allarmante fu il caso di Rees Price, un anziano paziente cieco ricoverato nel manicomio di Carmarthen che era morto poco dopo il ricovero. Un’autopsia aveva trovato otto costole rotte e venne affermato che Price non aveva ricevuto un’adeguata visita medica al momento del ricovero, né alcuna particolare attenzione quando aveva iniziato a mostrare difficoltà respiratorie. Una delle risposte a queste rivelazioni fu una lettera al Pall Mall Gazette del romanziere Charles Reade. Il romanzo di Reade del 1863 Hard Cash includeva un personaggio, ricoverato in un manicomio privato, messo alla mercé di sadici assistenti di manicomio. Reade affermò che la ricerca che aveva intrapreso quando scriveva questo libro, permetteva di far luce sulle circostanze dei casi di frattura delle costole:
“Gli ex guardiani erano tutti d’accordo su questo, ovvero che i guardiani sanno come rompere le ossa di un paziente senza fare venire lividi sulla pelle; e che i medici sono stati ingannati più e più volte da loro. Per dirla con le mie stesse parole, le ginocchia piegate, queste grandi ossa smussate, e vestite, possono essere applicate con forza terribile, ma non lasciano il segno sulla pelle della vittima. Il paziente refrattario viene gettato a terra e il custode vi cammina su e giù in ginocchio, e persino salta sul suo corpo, ginocchia in giù, finché il paziente non è completamente intimorito, spaventato. Se un osso o due si rompe durante questa procedura, non ha molta importanza per il custode; un pazzo che si lamenta di una lesione interna non viene ascoltato. È un essere così pieno di illusioni che nessuno crede a nessuna ferita invisibile di cui blatera”.
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Questi temi furono discussi durante l’incontro dell’ “ASSOCIAZIONE MEDICO-PSICOLOGICA. Il Rapporto [versione archiviata su Archive.org qui] di una riunione trimestrale dell’Associazione medico-psicologica, tenutosi a Londra, presso la Royal Medico-chirurgical Society [Società Reale Medico-chirurgica, ndr], su autorizzazione del Presidente e del Consiglio, il 27 gennaio 1870.” Un documento e un dibattito al riguardo – sotto forma di rapporto – furono poi pubblicati con il titolo di “NOTIZIE PSICOLOGICHE”.
Il rapporto venne pubblicato su The Journal of Mental Science [Il Giornale di Scienza Mentale, ndr], a cura di HENRY MAUDSLEY, M.D. Lond. [nella foto del 1881 sotto, ed.] e JOHN SIBBALD, M.D. Edin..

“La quinta riunione trimestrale dell’Associazione medico-psicologica si è tenuta” – recitava il rapporto – “per gentile concessione del presidente e dei membri della Società Medico-chirurgica, nella loro sede di Berners Street, giovedì 27 gennaio, il dottor Lockhart Robertson, MD Cantab., uno dei Visitatori del Lord Cancelliere per la Follia [Lord Chancellor’s Visitors in Lunacy nell’originale, ndr], Ex-Presidente della Società, in cattedra [nella foto del 1881 sotto, ndr].
Membri presenti – Dr. Lockhart Robertson (in cattedra), W. H. O. Sankey, Joseph Buton, J. Lockhart Clarke, W. B. Kesteven, W. Clement Daniel, J. Murray Lindsay, J. T. Sabben, Langdon Down, J. H. Paul, E. S. Haviland, Alonzo W. Stocker, J. Thompson Dickson, Fredk. Sutton, Arthur Harrison, W. Rhys Williams, HL Kempthorne, R. Boyd, Harrington Tuke, H. Maudsley. Visitatori — J. B. Burra, R. Davey e Robert Daly Walker.
Il Dr. SANKEY ha poi letto il seguente articolo su “Costole Fratturate nei Manicomi”: “Senza dubbio al momento non c’è argomento di maggiore importanza per noi e per il pubblico, in relazione alla follia, di quello della frequenza con cui fratture delle costole sono state trovate in pazienti che muoiono in manicomio. La sua importanza ha relazione con le cause di queste lesioni, con l’oscurità che esiste in relazione alla loro origine e con il modo in cui devono essere prevenute.
Nell’indagare sulle cause di queste fratture, devo escludere tutti gli altri casi di maltrattamento e lesione che sono stati recentemente raccolti in articoli apparsi sui giornali e limitare le mie osservazioni ai soli casi di frattura del costole.”
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Dopo la lettura dell’articolo del Dr. Sankey, continuava il rapporto “Il PRESIDENTE riportava che l’Associazione si sentiva molto in debito con il Dr. Sankey per il modo opportuno in cui aveva presentato loro la questione quella sera. La questione, come ha detto il Dr. Sankey, di recente era stata dibattuta con notevole sensazionalismo sui quotidiani, in particolare sulla Pall Mall Gazette.
Lui (il Presidente) credeva che il giornalista della Pall Mall stesse agitando la questione e speculando sui recenti sfortunati casi – che il presidente stesso tanto quanto chiunque altro deplorava – per denigrare la pratica della non-contenzione nei nostri manicomi pubblici, e per coprire i fallimenti riguardo al manicomio criminale di Broadmoor, in merito ai quali i Commissari per la Follia avevano espresso commenti tanto forti. Broadmoor per alcune, a lui sconosciute, ragioni godette in misura singolare del potente patrocinio della Pall Mall Gazette.
Tuttavia lui (il Presidente) doveva ancora esprimere la sua fede più assoluta e immutata nel trattamento dei pazzi senza restrizioni meccaniche, e si spingerebbe fino a dire che preferirebbe avere tali complicazioni e disavventure quali costole rotte che si verificano nei rari casi individuali in cui sono accadute, che non acconsentire al ritorno – per quanto modificato questo possa essere – agli abomini del sistema di contenzione. Condannava ugualmente i letti di sicurezza, le polke e le mazurche dei manicomi scozzesi”.
Il Presidente dunque concludeva:
“La teoria del dottor Sankey sul modo in cui queste lesioni al torace si sono verificate nei manicomi meritava la nostra puntuale attenzione. Era almeno più plausibile della teoria del complotto del signor Charles Reade e la misura precauzionale suggerita dal dott. Sankey di usare un panciotto imbottito nei recenti casi di mania con paralisi generale – condizione mentale nella quale si trovavano quasi tutti questi casi in discussione – appariva a lui di valore pratico.”

Quanto sopra è uno dei primissimi – se non il primo in assoluto – usi attualmente conosciuti dell’espressione “teoria della cospirazione” o “del complotto” – così come usata ad oggi – e anche a nostra conoscenza la prima traduzione in italiano del testo inglese che riporta tale uso.
Precedenti usi di espressioni simili sono avvenuti ad esempio nel contesto giuridico scozzese, si veda “una teoria del complotto”, espressione utilizzata in un verbale di un processo dinanzi all’Alta Corte di Giustizia di Edimburgo il 3 gennaio 1838 per i reati di “cospirazione illegale e omicidio”.
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A proposito dell’articolo di Sankey presentato in quella occasione, il rapporto aggiungeva tra altri un intervento di uno dei medici presenti all’incontro: “Dr. TUKE – Mi dispiace che il Dr. Sankey, nel suo articolo sull’argomento, sembri implicare che potrebbe esserci del vero nell’affermazione di alcuni degli scrittori sensazionalistici della stampa, che incidenti così deplorevoli come quelli ora in discussione siano comuni, o siano di ordinaria routine. Lo nego in toto; tali incidenti sono rari, e quindi, è inutile sostenere che sono per loro natura improbabili, o che si verificano solo nella paralisi generale. L’unica meraviglia è che nei manicomi pubblici, considerata la natura selvaggia di alcune delle vittime semi-istruite delle malattie mentali, e la libertà che il sistema di non contenzione concede loro, gli incidenti non accadano più frequentemente; che negli ultimi anni diversi sovrintendenti, e molti assistenti, sono stati gravemente feriti, dimostrerebbe che ci sono due facce di questa medaglia.
Il fatto è che nei reparti refrattari dei nostri manicomi pubblici gli inservienti, troppo pochi di numero, portano la propria vita nelle loro stesse mani. Il rimedio è aumentare il loro numero e aumentare la sorveglianza su di loro“.

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[Nella foto in alto, Charles Reade di George Goodman, albumen carte-de-visite, 1870-1884, National Portrait Gallery, Londra.]
Last Updated on November 1, 2022 by Federico Soldani